Oggi la nostra cuoca Debora ha deciso di presentarci questa poesia di uno dei piĂą grandi poeti crepuscolari italiani, Guido Gozzano.
Questa volta la nostra cuoca di fiducia non vuole metterci ai fornelli, ma farci viaggiare con la fantasia, facendoci immaginare, attraverso gli occhi del poeta, una scena che tutti noi conosciamo molto bene e appreziamo molto: la colazione 🥞


Poeta crepuscolare, a volte malinconico ed intimista, Guido Gozzano era un giovane uomo che, nonostante la malattia, in molte delle sue poesie raccontava il suo desiderio di vivere ed essere felice, descrivendo Le buone cose di pessimo gusto. E che cosa ci rende piĂą felici se non un buon dolce?

Ispirata ai clienti del Caffè Baratti & Milano, uno dei più prestigiosi ed antichi di Torino, la poesia Le Golose, pubblicata il 18 luglio del 1907 descrive in un quadro surreale ed ironico un piccolo rituale quotidiano.

Il poeta sa bene che per molti la vita può prendere una piega migliore con un buon dolce e ci racconta con versi buffi e surreali il rituale della colazione italiana, con la caratteristica scelta delle paste alla vetrina della pasticceria. Sceglie però di farlo attraverso una sorta di poesia d’amore alle donne, che descrive in termini paradossali le dame della media borghesia del suo tempo.

Le giovani donne, che si atteggiano a nobili nei modi e con le buone maniere, si mostrano in realtà con i loro vizi e debolezze tipiche di tutto il popolo al momento della colazione, dimostrando come un gesto così semplice possa in realtà mostrare le similitudini tra classi sociali apparentemente molto diverse.

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

Signore e signorine –
le dita senza guanto –
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!

Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.

C’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.

L’una, pur mentre inghiotte,
giĂ  pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.

Un’altra – il dolce crebbe –
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!

Un’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! Ché la crema
esce dall’altra parte!

L’una, senz’abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare

sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D’Annunzio.

Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,

di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! Le signore come
ritornano bambine!

Perché non m’è concesso –
o legge inopportuna! –
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,

o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

Cannoli, bomboloni alla crema, pain au chocolat, muffin ai frutti rossi… voi a quale paste da colazione avete pensato? 🍰

– Debora

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