Continua il nostro viaggio alla scoperta degli artisti trentini e, dopo avervi parlato di Fortunato Depero, il nostro scrittore Abram ha deciso di voltarsi un attimo per passare da Rovereto ad Arco. L’artista di cui vi parla oggi è conosciuto soprattutto per i suoi paesaggi e, in particolare, per le sue montagne! Ecco a voi Giovanni Segantini: il pittore delle montagne, presentato da Gottardo Segantini, suo figlio ⛰

Ringraziamo Abram per il testo e Ilaria per la meravigliosa illustrazione che, come sempre, riescono a raccogliere la vera essenza degli artisti che presentano.

GIOVANNI SEGANTINI

Mi chiamo Gottardo, anche io dipingo, ma mio padre era un artista. Era il pittore delle montagne; dipinse la vita quotidiana di contadini e pastori, la loro vita rurale che rimanda a un senso di purezza divina. Sarò sempre paragonato a lui, sempre un po’ meno di lui, ma non importa, ti voglio raccontare chi era veramente Giovanni Segantini.

Nasce ad Arco quando ancora si trova nell’Impero Austroungarico. No, non parlo dell’era dei dinosauri, ma di un 15 gennaio del 1858. È lontano da ogni centro culturale ma è protetto dall’alterità del monte Stivo. Prestissimo viene meno sua madre – la nonna che io non ho mai conosciuto – così si trasferisce a Milano dalla sorellastra Irene. Quante volte mi ha raccontato quegli anni di abbandono, di frustrazione di voler essere grande senza averne i mezzi, di tristezza per aver rotto il cordone ombelicale che lo legava alla natura, alla sua montagna.

Senza di lei, vaga per le strade di Milano senza meta. Si inserisce in qualche rissa e talvolta si addormenta sul cigolo di porte sconosciute. Così viene arrestato, proprio come succede molto tempo prima a Michelangelo Merisi. Entrambi alla ricerca di qualcosa di indefinibile, che forse nemmeno esiste, ma capace di infiammarli.

Mio padre si ritrova rinchiuso in un riformatorio, lui che ama i prati senza fine, quelli che si perdono all’orizzonte, rimane rinchiuso in un palazzo di cemento. Napoleone, il suo fratellastro, tenta di salvarlo, prendendolo in custodia da lui a Borgo Valsugana, di nuovo in Trentino, e insegandogli il mestiere del fotografo. Ma capisce il genio di Giovanni e la sua ambizione di non essere un artigiano, bensì di diventare un artista. Così ritorna a Milano e, con una nuova consapevolezza, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera.

Qui conosce Emilio, diventano subito amici e si trovano a dipingere insieme. Alcune delle opere di Giovanni vengono esposte all’Esposizione Nazionale di Brera del 1789 e qui lo nota Vittore Gruibcy, il gallerista che ogni artista avrebbe voluto per sé. Il primo a vedere nelle opere di mio padre una purezza candida, sconosciuta agli altri artisti cittadini, attraverso cui racconta la vita rurale, quasi dimenticata. Vittore non abbandona mai Giovanni ed è lui che lo rende noto e che gli permette di lavorare come artista, finanziandolo sempre.

Ma mio padre sente il bisogno di abbandonare la città e con lei le regole dell’Accademia. Vuole ritornare parte della natura, un sentimento panico fortissimo. E si rifugia in Brianza insieme a Bice, la compagna di tutta la sua vita, mia madre. Non hanno mai potuto sposarsi perché mio padre è apolide, che significa senza genitori e senza documenti, ma il loro amore è stato incredibile, più forte di ogni patto, perché si promettevano l’un l’altro ogni giorno.

Alcuni vedono in Giovanni Segantini un artista simbolista, altri divisionista ma penso che mio padre dipingesse la natura così come gli appariva, lui vedeva in lei significati più grandi, il fine di ogni cosa.

Come ti raccontavo, Vittore Gruibcy lo sostiene sempre, ma mio padre non rinuncia alla vita agiata del bohèmien, nonostante oltre a me avesse altri tre figli da sfamare. Lo ricordo bene, quando perseguitati dai creditori, scappiamo a Engandina. Per me è un’avventura incredibile! Mio padre ci racconta che come le pecore pascolano verso terre lontane, così facciamo anche noi. Una piccola epopea familiare.

Poco dopo, però, la natura si riprende mio padre, ancora giovanissimo. Lei che per prima lo aveva accolto. Ma le sue opere continuano a vivere e con loro, il pittore delle montagne.

Giovanni Segantini (Arco, 15 gennaio 1858 – Monte Schafberg, 28 settembre 1899) è stato un pittore italiano, tra i massimi esponenti del divisionismo.

Testo a cura di Abram Tomasi
Disegno e grafica a cura di Ilaria Gasperotti


Cos’è “Polenta di storie”?

Polenta di storie è un progetto nato dalla collaborazione tra Afroditelo e due giovani creativi: Abram (studente di comunicazione) e Ilaria (studentessa di Belle Arti).
Questo progetto nasce con l’obiettivo di parlare di artisti trentini, cercando di dimostrare come anche il Trentino è stato culla di una serie di brillanti menti creative che, in alcuni casi, hanno addirittura dato un contributo importante alla storia dell’arte non solamente in Italia, ma in tutto il mondo. Mostrando così che, oltre ai sentieri naturali e panoramici, la nostra regione è ricca anche di altri percorsi da esplorare: dei sentieri artistici e creativi.
Abbiamo scelto di chiamarlo Polenta di storie perché la polenta è un piatto tipico e molto noto della nostra regione. In particolare, abbiamo voluto rendere omaggio ad uno dei prodotti tipici del Trentino: la polenta di Storo. Le storie presentate in questo progetto saranno proprio come la polenta: coese, compatte e ben legate tra loro grazie alle emozioni suscitate dalle parole di Abram e dai disegni di Ilaria. Poi vabbè… la polenta sta bene con tutto.

Le storie che verranno presentate non saranno dei testi “pedagogici”. Se ci segui già da un po’ saprai che Afroditelo ha un solo è grande interesse: emozionare. Noi ne siamo certe: Abram e Ilaria ti faranno innamorare della storia artistica del Trentino, catturandone l’essenza attraverso l’arte della parola e quella del disegno.

Sei pronto? Ricorda, l’appuntamento è una volta al mese ✨

Ti piace questo progetto? Faccelo sapere con un commento qui sotto o un piccolo like ❤️


Miniatura con ritratto di Abram Tomasi, autore del testo
Abram Tomasi
Ritratto di Ilaria Gasperotti, illustratrice
Ilaria Gasperotti
Instagram @casadilaria