La parata del Pride è nata a seguito dei tristemente noti “moti di Stonewall”, a New York, nel 1969. Da allora, il movimento si è diffuso, ampliato e modificato fino a diventare un mese intero di celebrazioni, per ricordare le lotte che si sono vinte e quelle che invece devono essere ancora concluse. Soprattutto negli ultimi anni, è diventato un evento che include tutte le persone, in particolare, alla comunità LGBTQIA+ si stanno progressivamente aggiungendo molte persone disabili. Il Pride Month un mese di celebrazioni per far sentire tutte le voci, come afferma Giulia Lamarca (se volete saperne di più leggete qui).

“Oggi la sfilata è una rivendicazione dell’orgoglio e del diritto di essere se stessi in qualunque forma, ed ecco perché non si chiama più Gay Pride, ma semplicemente Pride.”

giulia lamarca

Parlando di orgoglio si vuole indicare un piccolo traguardo raggiunto a seguito di un percorso di accettazione di sé stessi. Sì, perché quando si fa parte di una minoranza accettarsi e amarsi non è scontato. Per questo, quando poi ci si riesce, lo si celebra e non ci si lascia più mettere i piedi in testa da nessuno. Per esempio, per quanto riguarda la disabilità, non è dire “che bello ho una disabilità non vorrei essere nat* in nessun altro modo”, ma, anzi, dire ” “nonostante tutto sono fier* del percorso che ho fatto e della persona che sono”. A proposito di disabilità, vi voglio consigliare due contenuti che spero possano suscitare la vostra curiosità.

Il primo contenuto che vi voglio consigliare è “Deaf U” una docuserie uscita su Netflix nel 2020. Racconta le vite di un gruppo di studenti della Gallaudet University: la prima università per sordi fondata negli Stati Uniti agli inizi del 1800 (sì, avete letto bene). Sono 8 episodi di una ventina di minuti, che parlano di famiglia, società e pressioni sociali, scuola, amicizia, amore, insomma, di vita, passando da argomenti “superflui” ad altri più profondi. In poche parole, è una docuserie che fa entrare un po’ nel mondo della comunità sorda, e ve la fa conoscere un po’.

Oltre a questa docuserie, voglio consigliarvi anche i due fantastici libri di Bebe Vio. “Mi hanno regalato un sogno“, pubblicato nel 2015, è il suo primo libro, in cui si concentra principalmente sul racconto della sua infanzia e della malattia. Racconta in particolare l’accettazione della malattia grazie alla sue “tre s”: scuola, scout e, naturalmente, scherma. Nel 2017 pubblica il suo secondo libro: “Se sembra impossibile allora si può fare“, in cui si concentra sul suo sport e in particolare sulle Olimpiadi e Paralimpiadi, tra burocrazia, ambizione ed entusiasmo.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

E voi? Avete consigli per prodotti culturali imperdibili per rendere ancora più colorato quel che resta del Pride Month? Fatecelo sapere!

Francesca

Ti piace la Letteratura? Dai un’occhiata agli articoli qui sotto 📖👇🏻🎶