“Di che colore è il vento?” è il titolo di uno dei meravigliosi albi illustrati di Anne Herbauts, pubblicato in Italia nel 2015 da Gallucci.
Questo libro non è per bambini, o almeno, non solo.
La potenza poetica dell’autrice belga vi arriverà dritta al cuore. Descriverlo a parole è difficile, se non impossibile perché è un libro che si deve vivere pagina dopo pagina. Ma andiamo a piccoli passi, cosa racconta questo albo?
“di che colore è il vento?” si chiede il piccolo gigante. Ci avete mai pensato? Cosa rispondereste al nostro protagonista? È una domanda semplice eppure la risposta non può essere più difficile.
Il piccolo gigante, con questa domanda in testa, esce di casa e domanda a chiunque incontra: “di che colore è il vento?”…
La montagna risponde (soffiando) che – il vento – è blu.
Le api dicono che ha il colore del sole.
Per il lupo, ha l’odore brusco del bosco.
L’elefante sostiene che è tondo, freddo, grigio, docile come un ciottolo.
La finestra afferma, invece, che ha il colore del tempo.
E così via, ognuno risponde diversamente, regalando al bambino un’immagine, una sensazione, un ricordo. L’albo, attraverso queste suggestioni, risveglia i nostri sensi: ci fa percepire il calore del sole, l’odore del bosco e la sensazione dell’aria sulla pelle. Il tutto esaltato da pagine un momento lucide, di una tinta unica e sgargiante, e un altro momento ruvide, con colori e forme che si sovrappongono.
Pagina dopo pagina, se non lo avessimo capito da subito, realizziamo che l’interesse del piccolo gigante nasce dal fatto che non ci vede.
Il libro porta lo stesso titolo di una delle prime edizioni di un’importante manifestazione dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, che ha portato in diverse città italiane un’esposizione internazionale di libri tattili. L’iniziativa ha visto tra i protagonisti la casa editrice francese Les Doigts Qui Rêvent, che tratta proprio questo ambito e ha lavorato in stretta relazione con Anne Herbauts per la nascita di questo albo. È stata, infatti, la casa editrice a proporre all’autrice di usare, per sviluppare il suo libro, la domanda “di che colore il è il vento?”, interrogativo realmente espresso da un bambino cieco al suo papà.
Ma questo libro non è un libro per non vedenti. Ne potrebbe avere tutte le caratteristiche, con le sue pagine tattili che rivelano texture legate ai soggetti che rispondono al piccolo gigante. Ma non vive in funzione di quello. È un libro che si deve toccare, ma non solo. Si può leggere ad occhi chiusi, ma non solo. È un libro di cui si deve fare esperienza in modo totalizzante.
Il vento non è solo del colore che vedono gli occhi, è fatto di suoni, odori, sapori e di sensazioni tattili. E’ qualcosa di troppo complesso per descriverlo in un modo univoco e semplicistico.
Non è un libro sulla cecità, ma è un libro che riflette sulla visione, nella sua totalità. Ce lo dichiara l’autrice stessa, nelle ultime pagine, dove il piccolo gigante incontra l’Enorme Gigante, che non risponde alla sua domanda in modo limitante, ma suggerisce, piuttosto un’azione:
“il colore del vento? La risposta, ti dico, è tutta in questo libro. Prende il libro, il pollice sul margine dei fogli, lascia scorrere le pagine”
crediti: https://www.scaffalebasso.it/di-che-colore-e-il-vento/
Ed ecco che il vento accarezza il lettore.
Si tratta allora di sperimentare qualcosa in cui la vista non basta. Vedere, sentire, toccare, ascoltare: le sensazioni si uniscono e arriviamo a percepire il vento proprio nel movimento delle pagine, così che ognuno possa descrivere a suo modo questa esperienza, così che ognuno possa dare un colore al vento.
Finalmente, insieme al piccolo gigante, sentiamo il vento, lo vediamo. Improvvisamente non è più invisibile.
– Sveva
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