Ciao! Circa un mese fa vi ho parlato del pride month, del perché è un mese di celebrazioni e, più o meno, del perché per me è importante, facendomi aiutare anche da Giulia Lamarca e Bebe vio. Oggi voglio portarvi un articolo molto personale, ma che spero possa essere condiviso e, chissà, magari aiutare qualcuno: il (disability) pride month per un’inclusione a 360°.

Luglio è il disability pride month, celebrato principalmente negli USA, ma si sta diffondendo anche nel resto del mondo, tra cui l’Italia. Non è ancora molto conosciuto, anche perché inizia quando ancora devono finire le celebrazioni del pride month. Tuttavia, è proprio questo il punto di entrambe le manifestazioni, e quindi entrambi i mesi: un’inclusione a 360° che non discrimini nessuno, ma faccia sentire tutt* parte di qualcosa. Non possiamo ancora dire che questo sia un obiettivo raggiunto, ma dobbiamo sicuramente lottare perché lo sia presto.

Circa una settimana fa ho partecipato al corteo del Verona Pride, seguito dal Mura Pride Festival. In base alla mia esperienza personale, posso confermare che durante questo corteo, io ho sentito raggiunto l’obiettivo di inclusione. Già dai giorni precedenti, l’organizzazione della manifestazione ha diffuso delle informazioni e consigli riguardo l’accessibilità del corteo, per permettere a chiunque di partecipare in base alle proprie esigenze. Durante i discorsi iniziali, per esempio, dei traduttori LIS hanno reso accessibile ai sordi i monologhi degli ospiti. Alla fine di ogni carro, era inoltre predisposta una zona più tranquilla e con meno affollamento per chi avesse necessità di non essere circondat* da rumori eccessivi.

Tutto il corteo è stato accessibile, nonostante la parte finale fosse un po’ in salita. Ho potuto verificare questo aspetto in prima persona, in quanto con me ha partecipato anche una persona in carrozzina e fragile. Abbiamo usato i marciapiedi per non essere troppo sommersi dalla folla e, nonostante alcuni brevi tratti, non abbiamo incontrato difficoltà. Inoltre, abbiamo osservato intorno a noi una grande disponibilità nell’aiutare in quei punti in cui le rampe non erano accessibili. Attenzione però: non erano accessibili perché il corteo era previsto in strada, quindi in modo completamente accessibile, siamo stati noi a decidere di deviare leggermente per poter essere vicini alla folla ma non troppo.

Questo è stato il secondo anno in cui ho partecipato. Devo ammettere, però, che quest’anno è stato ancora meglio del precedente. Conoscendo l’atmosfera di festa e inclusione che si respira durante il corteo, ho deciso di vestimi da Marilyn Monroe (allego prova fotografica). Fin da quando ho raggiunto il punto di ritrovo, ho da subito percepito il sapore di libertà. Tutt* si guardavano intorno, ridevano, chiacchieravano, facevano video o foto, ma, io, non percepivo nessun tipo di giudizio. Durante la camminata si vedevano bambin* correre, ridere e partecipare, e persone disabili mostrare orgogliose le bandiere del pride. Ha partecipato ogni tipo di persona discriminata, tutt* alleat* reciprocamente.

Non so se queste siano state emozioni e sensazioni solo mie o se altre persone con disabilità che hanno partecipato le hanno percepite. Potrei andare avanti ancora a cercare invano di spiegare il senso di libertà e partecipazione che ho provato. Probabilmente, non troverei mai le parole giuste, ma per citare Lorenzo Baglioni e Iacopo Melio: “di una cosa son sicuro: che un mondo più accessibile fa rima con futuro”.

Aspetto le vostre riflessioni, fatemi sapere cosa ne pensate!

Francesca

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