Giulia Lamarca ha pubblicato il suo secondo libro, “Un viaggio che parla di te“, e io devo raccontarvelo. Per farlo, voglio farvi entrare nell’atmosfera che mi circondava durante la lettura, per cercare di trasmettervi il fiume di emozioni che ho attraversato.
Era una domenica pomeriggio ed ero sul letto a leggere, con in sottofondo della musica classica, che poi ho spento, tanto ero assorta nella lettura. Ho sentito la pioggia cadere fuori dalla finestra aperta, ricordo di aver sospeso per un secondo la lettura e aver pensato “sembra una scena di un film”. Mi stavo letteralmente divorando pagina dopo pagina, vivendo ogni singola parola, come se stessi ascoltando Giulia raccontarmi il suo giro del mondo, quando ho dovuto sospendere per nutrirmi. Un paio di giorni dopo sono finalmente riuscita a riprendere il libro in mano e ad assaporare le ultime pagine, un po’ come quando al ristorante arriva il dolce dopo una lunga pausa.
Prima di raccontarvi meglio questo viaggio, devo fare un piccolo throwback al primo libro. In “Prometto che ti darò il mondo“, Giulia racconta di com’è diventata la persona che è e come ha conosciuto il marito Andrea. Racconta dei viaggi, in particolare quelli che le hanno permesso di scoprire una parte di sé e del mondo che vorrebbe. I viaggi che l’hanno fatta innamorare dell’Asia e delle storie di vita che si incontrano viaggiando. Poi, ha chiuso il libro con una promessa alla figlia che aspettava di nascere, Sophie: “Prometto che ti darò il mondo“.
Il secondo libro è partito proprio da quesa promessa e dal momento, guardando la Sophie di tre mesi tra le sue braccia, in cui Giulia ha detto “basta Andrea, partiamo!”. Con questa frase Giulia non si riferiva a un viaggio “qualsiasi”, ma al giro del mondo, grande sogno nel cassetto. Così, a inizio gennaio 2022, la famiglia “Lamarchini” è partita per il giro del mondo, prima meta: Parigi! Se avete letto i libri o conoscete le persone di cui parlo lo sapete, la prima meta non poteva essere un posto diverso. Parigi è stata la città delle svolte nelle vite di Giulia e Andrea e, adesso, anche di Sophie. Parigi è stata l’inizio della realizzazione di questa promessa.
“Non volevo vedere Parigi, volevo vivere Parigi con Sophie
giulia lamarca
e con Andrea, attimo dopo attimo”
Ciò che mi ha colpito di più è stato il fatto che questo libro, così come il primo, è stato come una seduta terapeutica. Da quello che si può vedere dai social, che non è mai il ritratto a 360° gradi di una persona, io e Giulia abbiamo molti pensieri simili. Inoltre, lei ha uno stile di scrittura molto narrativo, profondo e analitico, terapeutico appunto. Il risultato è che pagina dopo pagina mi sentivo più leggera. Insieme a Giulia analizzavo vari aspetti della mia vita, delle esperienze che raccontava, di ciò che ha visto in giro per il mondo e del riflesso di tutto ciò nella vita quotidiana.
Una riflessione che mi ha colpito è quella del racconto di uno dei viaggi in America. Giulia ha raccontato di come una sera abbiano deciso di cambiare hotel. La mattina dopo hanno scoperto che nella città del primo hotel c’era stato un forte tornado che aveva distrutto case e fatto volare tetti. La riflessione è nata dal fatto che, in Italia, i loro parenti non avevano sentito la notizia. È qui che Giulia si è chiesta “chissà quante cose succedono nel mondo e noi non le immaginiamo nemmeno”, ed è la stessa riflessione che faccio spesso io.
Un’altra riflessione che apprezzo e condivido riguarda il viaggio a New York. In particolare, il Pride a cui hanno partecipato durante il loro soggiorno. Come Giulia, fino all’anno scorso non avevo mai partecipato ad un Pride, faccio parte di una minoranza e per una serie di motivi non avevo mai trovato il coraggio di andare. Poi l’anno scorso si è presentata l’occasione di andare al Pride di Verona con una mia amica e i miei dubbi si sono ricreduti al 100%. Potrei parlare per ore di quello che ho vissuto e delle riflessioni che condivido con Giulia, ma vi lascio a un paio di citazioni.
“Per la prima volta anch’io mi sono sentita parte di qualcosa”
giulia lamarca
“Anche la mia carrozzina sembrava figa”
“Oggi la sfilata è una rivendicazione dell’orgoglio e del diritto di essere se stessi in qualunque forma, ed ecco perché non si chiama più Gay Pride, ma semplicemente Pride.”
giulia lamarca
Come avrete immaginato potrei parlare di Giulia Lamarca e di tutto quello che la circonda per ore. L’invito che vi faccio è di provare a curiosare tra il suo profilo Instagram e Youtube. Vi lascio andare a leggere il suo libro!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
– Francesca
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