Cos’hanno in comune la Venere di Willendorf, Cleopatra, Afrodite, Marlene Dietrich, Jessica Rabbit e Scarlet Johannson?

Che sono ritenute belle, ma cos’è la bellezza?

Andando a vedere sul dizionario Treccani, la bellezza viene definita come “qualità di ciò che appare o è ritenuto bello ai sensi e all’anima”, aggiungendo che nella filosofia greca c’era una connessione tra l’idea di bello e di bene, collegamento che poi è andato a perdersi nel tempo. Infatti, la nozione di bellezza è diventata poi una categoria autonoma “caratterizzata dalla capacità del bello di essere percepito dai sensi”.

Partendo da questa premessa, ritorniamo alle nostre figure femminili. Se potessimo prendere ognuna di queste e metterle insieme in una stanza ci potremmo accorgere immediatamente di una cosa: la diversità. La Venere ritratta e rappresentata nell’arte non ha nulla in comune con le modelle che hanno sfilato (e sfilano) per le grandi case di moda del nostro periodo storico. Ma allora, come possiamo definirle tutte belle?

Le idee e i valori si evolvono e si modificano, così come il concetto di bellezza. Nella storia, infatti, possiamo veramente riscontrare dei canoni di bellezza, cioè delle regole non scritte che hanno sancito e definito ciò che era ritenuto bello e quindi ammirevole.

Ripercorriamo insieme la storia e cerchiamo di individuare i diversi canoni di bellezza che l’hanno caratterizzata.

Foto: arteworld.it

Per chi ha studiato storia dell’arte, quest’immagine è sicuramente riconoscibile. La Venere primitiva o di Willendorf, risalente probabilmente tra il 23.000 e il 19.000 a.C., con le sue curve estremamente morbide rappresentava la bellezza e la fertilità.

Nell’antico Egitto, l’idea di bellezza femminile era impersonificata da una figura esile, con spalle strette e con vita alta. Prendiamo in considerazione, per esempio, la fisicità ritratta di Cleopatra, donna venerata ed elogiata per la sua bellezza, con le sue linee geometriche

Passando poi all’antica Grecia, bisogna citare la Venere di Milo, risalente al 130 a.C., simbolo di bellezza e perfezione. In questo periodo, infatti, erano apprezzate forme morbide e sinuose, dolci, rappresentate da fianchi larghi e rotondità.

È difficile identificare un canone di bellezza durante l’epoca romana a causa della vastità temporale e geografica. Generalizzando, si può dire che inizialmente era venerata la tipica donna mediterranea (pelle abbronzata con capelli lunghi e scuri, gambe lunghe, spalle strette e fianchi larghi), successivamente l’ideale rifletteva le caratteristiche delle donne del nord Europa, quindi con pelle e occhi chiari, e capelli biondi o rossi.

Nel Medioevo era considerata bella la figura femminile esile e dalla pelle estremamente candida, con capelli biondi e lunghi.

“La nascita di Venere”, S.Botticelli, 1485. Foto: uffizi.it

Realizzato nel 1485, il quadro “La nascita di Venere” di Sandro Botticelli rappresenta il concetto di bellezza per eccellenza. Venere è la divinità dell’eros e della bellezza, viene dipinta dall’artista fiorentino con linee sinuose, morbide, che riflettono le increspature del mare. In questo quadro prendono forma gli ideali del neoplatonismo rinascimentale e la Venere non rappresenta solo la bellezza esteriore, ma anche la purezza. Non a caso la figura di Venere/Afrodite è stata scelta come logo e nome di questa pagina, proprio per simboleggiare l’amore e la bellezza e quindi l’amore per la condivisione della cultura, quindi non dimenticarti: “shara l’amore, shara la cultura”.

Facciamo ora un salto fino ad arrivare agli anni Novanta con Marlene Dietrich che incarna perfettamente l’ideale di bellezza del 1930 ca., con un viso pallido e quasi scavato, zigomi evidenziati, labbra enfatizzate da un rossetto rosso, con una fisicità estremamente esile e con indumenti spesso maschili.

Nonostante il poco distacco temporale, negli anni Cinquanta è Marilyn Monroe la regina incontrastata della bellezza, con le sue curve morbide e la vita stretta, così come l’immaginaria e affascinante Jessica Rabbit (personaggio inventato per il cartone animato “Who Framed Roger Rabbit” nel 1988).

Nel giro di un decennio, però, si ritorna all’idea di magrezza come bellezza, con figure minute quasi prive di curve o forme. È in questo periodo che nelle varie case di moda si richiedono standard di magrezza estremi, causando anche l’inizio della problematica dei disturbi alimentari con la volontà di riuscire a riflettere il canone di bellezza imposto.

“Con la volontà di riuscire a riflettere il canone di bellezza imposto”. È difficile crescere in un mondo che pretende di categorizzare la bellezza secondo determinati standard, è difficile guardarsi allo specchio e non fare un rapido collegamento mentale con quelle figure che vediamo in televisione o sui social. Secondo la classifica 2021 delle donne più belle, Bella Hadid è al primo posto, seguita da Scarlett Johannson. Nonostante stia crescendo il movimento del body positivity, corrente che cerca di rompere gli ideali di bellezza standardizzati dalla società a favore del concetto di bellezza universale e individuale, la pressione di dover rappresentare la standardizzata figura femminile (o comunque anche maschile) è ancora estremamente elevata.

Foto: bertyne.com

Per concludere, riparto con la domanda iniziale: cos’è la bellezza? Non c’è una definizione, quindi non ci dovrebbero essere neanche canoni ideati dalla società, canoni che sono estremamente negativi perché non permettono di esprimere al meglio la nostra personalità e la nostra bellezza naturale. Sembrano parole banali, ma è vero il fatto che concentrandoci su questi standard perdiamo di vista qualcosa di estremamente importante: noi.

Quindi davanti allo specchio, non guardarti con occhi severi e comparandoti a quello che la società definisce “bello” perché i canoni passano, ma tu no.

Sara

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