Trama

Mare Fuori, serie televisiva italiana prodotta da Rai Fiction e Picomedia, racconta le vicende di alcuni ragazzi i cui destini si incrociano nell’IPM (Istituto Penale per i Minorenni) di Napoli.

La serie analizza singolarmente le storie dei protagonisti, mostrando come siano arrivati a commettere dei reati e perché siano stati incarcerati presso l’IPM.

Per esempio, uno dei protagonisti è Carmine, figlio di boss mafiosi che cerca disperatamente di allontanarsi dallo stile di vita della sua famiglia, ma che nonostante ciò deve affrontarne le conseguenze.

In IPM Carmine conosce Filippo, denominato “Chiattillo”, un ragazzo milanese e benestante che, in vacanza a Napoli e sotto effetto di droghe, ha accidentalmente ucciso un suo amico.

Edoardo appartiene al clan mafioso opposto a quello della famiglia di Carmine e ha alle spalle una vera e propria carriera criminale.

Poi c’è Naditza, ragazza di origini rom, che entra ed esce costantemente dal carcere. Questa vive in una famiglia estremamente patriarcale e viene offerta in matrimonio in cambio di soldi.

La serie tv considera anche le biografie del personale penitenziario, come quella della direttrice e del comandante, personaggi molto diversi tra di loro, ma che hanno come primario obiettivo il sostegno e l’aiuto dei minori in carcere.

All’interno dell’IPM poi si vengono a creare relazioni umane, positive e negative: litigi tra appartenenti a famiglie mafiose diverse; amicizie che affrontano la dura vita in carcere; relazioni amorose e amori quasi “proibiti”; etc.

P.S. Se volete comprendere meglio il fenomeno mafioso, vi consiglio questo articolo.

Cos’è un IPM?

Gli IPM sono gli Istituti Penitenziari per i Minorenni. In Italia sono presenti 17 IPM che accolgono minori dai 14 fino ai 18 anni (che possono diventare 25 anni se il reato è stato commesso prima della maggiore età), con l’obiettivo di rieducare e poi risocializzare i ragazzi.

Per andare in IPM, però, ci sono dei criteri.

Prima di tutto il soggetto deve essere considerato capace di intendere e di volere, quindi in condizioni psicologiche stabili. Inoltre, vengono incarcerati minori che hanno commesso reati gravi e/o reiterati. Il carcere, infatti, viene considerato come un’ultima scelta (solitamente vengono applicate misure alternative alla detenzione come la messa alla prova) proprio perché ha un impatto notevole sulla vita e sullo sviluppo psico-sociale del minore.

Secondo i dati del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, durante l’anno 2022 ci sono stati un totale di 1.051 ingressi in IPM, per lo più in custodia cautelare (quando non si ha ancora una sentenza definitiva).

Negli IPM vengono garantiti e rispettati i diritti di un qualsiasi adolescente, quindi una positiva crescita psico-fisica, lo studio, la salute, il mantenimento dei rapporti con il proprio network sociale, etc.

L’obiettivo è quello di eliminare i comportamenti e le abitudini criminali, offrendo soluzioni alternative, legali e socialmente accettate per rientrare in società.

Salute mentale in carcere

Più volte nella serie viene affrontata la tematica della salute mentale in IPM, argomento delicato, ma di cui bisogna estremamente parlarne.

Per esempio, vengono narrate le storie di Pino, Totò e Viola, personaggi che hanno mostrato difficoltà a livello psichico.

Secondo l’OMS, un terzo delle persone detenute in carcere soffre di disturbi mentali.

Molte persone vengono incarcerate negli istituti penitenziari anche se soffrono di malattie mentali e lì le loro condizioni peggiorano. Le carceri non sono ambienti positivi e salutari per cui c’è il rischio che i detenuti cadano in vari disturbi psicologici.

Un altro problema è l’assenza di un numero adeguato di personale per il sostegno psico-sociale del detenuto. Per esempio, ci sono pochi psicologici e criminologi rispetto alla popolazione carceraria.

Parlando di IPM, bisogna anche considerare la delicatezza e difficoltà del periodo di vita che i ragazzi dai 14 ai 25 affrontano, per cui è normale che, anche senza essere in istituto penitenziario, alcuni giovani soffrano di disturbi. Ovviamente il vivere in IPM aggrava il già precario equilibrio.

Sigla di Mare Fuori

Perchè mi è piaciuto?

Era da tempo che mi veniva suggerito di vedere questa serie TV, ma non l’avevo mai iniziata. Dopo essermi decisa, in qualche giorno ho finito tutte e tre le stagioni. Da criminologa, mi è piaciuta veramente molto perché, in maniera “leggera”, affronta tematiche difficili e critiche, come per esempio la criminalità, il fenomeno mafioso, l’abuso di sostanze stupefacenti, la salute mentale, le violenze sessuali, etc.

Viene data anche visibilità alla vittima, aspetto che veramente apprezzo perché spesso si tende a dimenticare questa figura.

Altro punto che veramente adoro è il fatto che la serie faccia comprendere come si può arrivare a commettere un reato, cioè mostra come questo sia il risultato di alcune scelte e decisioni sbagliate e che è relativamente “facile” compiere un crimine.

Mare Fuori poi evidenzia come negli istituti penitenziari non ci siano mostri, ma ci siano persone, che hanno commesso errori spesso orribili, ma che rimangono persone.

Ovviamente poi ci sono degli errori tecnici (es. quando viene portato un neonato in una cella), ma nel complesso ho trovato una notevole aderenza con la realtà. Soprattutto, mi ha fatto piacere che si sia parlato di carcere non attraverso serie tv americane (es. Orange Is The New Black), ma grazie a una nostra produzione italiana, sfatando tabù, mostrando persone, parlando proprio di carcere.

Sara

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