Il tempo passa e arriva un altro m(arte)dì e, con esso, un nuovo artista di cui parlare. Oggi vi porto con me in un ambito che conosco un po’ meglio di quello presentato nell’ultimo articolo e che mi affascina immensamente: il mondo della fotografia. Ve ne parlo presentandovi una fotografa che mi emoziona tantissimo: Roberta Segata, artista originaria della Valle di Fiemme.

Prima di iniziare…

Prima di iniziare con l’intervista fatta a Roberta, mi piacerebbe raccontare un brevissimo aneddoto che riguarda il come ho conosciuto quest’artista che, in realtà, non ho (ancora) avuto il piacere di incontrare di persona.

La prima volta che ho visto un progetto realizzato da Roberta ero al Centro di Arte Contemporanea di Cavalese per l’inaugurazione di Contemporaneo Alpino, mostra organizzata in occasione dei diciotto anni dalla fondazione del museo. Ricordo di aver visto un video da lei prodotto, una forma di videoarte, che mi ha letteralmente rapita.
Ciò che mi ha colpito fin da subito di quest’artista, oltre al modo sublime di gestire luci, ombre e chiaroscuri in generale (cosa che io amo follemente in fotografia), sono sicuramente l’intensità e la profondità emotiva: in quel video potevo sentire la forza della ricerca artistica di Roberta. Niente era inquadrato per caso, tutto era tutto ragionato.

Ora non voglio prendere altro tempo all’artista, quindi inizio con la presentazione, ma non vi sorprendete se nella lettura troverete anche la mia emotività… Ammetto di aver fatto andare più il cuore che la mente nella stesura.

La relazione tra l’uomo e la natura, la teatralità e il corpo

Roberta è una visual artist che vive e lavora in Trentino – Alto Adige. Il suo mezzo di espressione sono, appunto, la fotografia e il videomaking. Ciò che indaga maggiormente attraverso il suo lavoro è la comprensione della relazione che intercorre tra uomo e natura. La grande protagonista delle sue narrative, infatti, è proprio questa relazione.

La sua doppia educazione – fotografica e teatrale – le ha permesso di dare una grande importanza all’utilizzo del corpo nelle proprie realizzazioni. Inoltre, gli scenari da lei creati sembrano sempre circondati da un’incredibile forza teatrale, quasi come fossero immersi in una realtà misteriosa e senza tempo.

La sua ricerca artistica si basa sulla creazione di immaginari indirizzati alla ricerca di nuove prospettive al fine di riflettere sul concetto di “umanità”.

Roberta, inoltre, lavora anche come fotografa e videomaker per alcune istituzioni. Tra queste troviamo Centrale Fies di Dro (TN) che, per i più attenti di voi e assidui fan di Afroditelo, può suonare abbastanza familiare. La Centrale è un punto importante per Afroditelo. Anzi, risulta essere uno dei partner principali con cui collaboriamo. Attualmente, nonostante le difficoltà date dalla situazione in cui ci troviamo, in Centrale stanno portando avanti XL, un programma dilatato nel tempo e che ci accompagnerà fino a marzo 2021. Leggi l’articolo dedicato per scoprirne di più!

Best of: i migliori scatti di Roberta

Arriviamo ora alla parte più interessante degli articoli del m(arte)dì: la sezione in cui gli artisti si raccontano attraverso i loro progetti, mostrandovi quali sono quelle opere che per loro sono più significative.

PS. Ovviamente non potevo mettervi qui tutte le foto scattate da Roberta per le serie fotografiche, quindi se volete saperne di più sui suoi lavori, vi ho lasciato il link diretto ad ogni progetto. Basta che schiacciate sul nome del singolo lavoro presentato.

© Roberta Segata, 2014

Oltre la siepe

Oltre la siepe è una serie fotografica di undici scatti che ha cambiato il modo di lavorare dell’artista attraverso la fotografia.
Questa serie fotografica racconta una tematica molto personale e delicata: la malattia.

The vision of light has been overshadowed by what you can not control and that is abstruse, the body becomes the enemy with whom it is necessary
to re-establish a dialogue.

ROBERTA SEGATA


© Roberta Segata, 2019

We are here

We Are Here è un progetto sulla tempesta Vaia del 2018, realizzato in collaborazione con Virginia Sommadossi ed Elisa Di Liberato e finalizzato a portare una riflessione riguardo alla montagna, i lavori e la vita ad essa legati.
Quel 29 ottobre 2018 la Valle di Fiemme e altri territori limitrofi sono stati colpiti da quello che è stato battezzato come “Ciclone Vaia” – vento a quasi 200 km orari e acqua hanno abbattuto due milioni di metri cubi di legname. «Gli alberi a terra, nella loro lenta agonia, cambiano lo scenario fornendoci la possibilità di leggere e vedere ciò che prima era nascosto dalla consuetudine» scrive Roberta a proposito del progetto We Are Here.
Il progetto non parla solamente di un evento che ha scosso un territorio, parla anche di una comunità. Infatti il territorio preso in considerazione è quello della Magnifica Comunità di Fiemme che dal 1111 gestisce i boschi e il legname della Valle.

Qualcosa di inaspettato ha colpito i nostri boschi.
Uso il termine nostri perché rappresentano un patrimonio di tutti, una fetta di vita che scorre e che accompagna chiunque abiti, passi, ami la Montagna, ma anche chi, non strettamente a contatto con essa, gode comunque dei benefici di questo grande polmone d’ossigeno.

ROBERTA SEGATA


© Roberta Segata, 2020

Leaving

Leaving è una serie fotografica di quindici scatti
concepita nel periodo del lockdown.
Essa narra ciò che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo.

Leaving is an opportunity to investigate, remember and reflect on how important it is to create a new vocabulary, a new becoming and a new form shaped by contradictory dynamics of this Age.

ROBERTA SEGATA

Cos’è per te la fotografia?

Ovviamente ho chiesto anche a Roberta che cosa significa per lei essere un’artista e in cosa consiste la sua ricerca artistica. Ecco qui la sua risposta:

La mia ricerca artistica si immerge nello spazio umano e naturale nel tentativo di esplorare il rapporto che inscindibilmente esiste.
Esserne osservatrice, fruitrice e restitutrice. Un mezzo critico, poetico e politico per indagare la complessità di ciò che definiamo Natura.

Come avrete ormai capito giunti fin qui, Roberta è una fotografa che apprezzo moltissimo. Trovo entusiasmante il modo che ha di indagare il rapporto tra uomo e natura attraverso la fotografia. Ma soprattutto amo le ambientazioni sospese tra realtà e sogno che riesce a creare.
Ho sempre amato la fotografia. È un mezzo espressivo che mi cattura e mi stupisce sempre, soprattutto quando presenta una certa nota teatrale animata da un utilizzo ipnotico di luci e ombre. Gli scatti di Roberta mi rapiscono: mi sorprende come riesca a far diventare interessante qualsiasi cosa e adoro l’interesse minuzioso ai dettagli.

Un po’ per motivi intimi e personali e un po’ per la maestria tecnica di Roberta, sono rimasta a bocca aperta davanti agli scatti di Oltre la siepe.
Mi sono commossa con il progetto We Are Here, di cui ho avuto la fortuna di vedere anche la mostra (avevo anche fatto un post a riguardo, ve lo inserisco qui sotto). Il progetto parla di casa mia, dei boschi che ogni giorno vedo dalla mia finestra e di un evento che ho vissuto in prima persona. Parla di come la nostra comunità è stata colpita nella parte più pura della sua anima: il bosco.
Il bosco, che da anni e anni è il simbolo di maestosità del territorio, è stato devastato e, inevitabilmente, questo ha ferito anche la comunità… che però non si è lasciata schiacciare. Se vi interessa, per un progetto universitario, ho scritto un articolo, intitolato “Come un magnifico fiore nel bosco”: la Valle di Fiemme, in cui parlo della Valle, delle sue bellezze e, soprattutto, della sua forza. In una parte dell’articolo faccio esplicitamente riferimento alla Tempesta Vaia del 2018 e, lo ammetto, molte delle parole sono state ispirate dal ricordo vivido che avevo del progetto We Are Here di Roberta.

https://www.instagram.com/p/B0EFQ_ao1WI/

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Nel frattempo ti auguro un buon m(arte)dì. Ci vediamo la prossima settimana ✨

Vuoi conoscere meglio l’artista?
Sito Internet www.robertasegata.com
Facebook Roberta Segata
Instagram @robertasegata

Immagini courtesy Roberta Segata

#sharalamore #sharalacultura
– MC.