Buongiorno! Eccoci qui per un nuovo #m(arte)dì in compagnia di un artista trentino. Oggi ti parlerò di Elio Vanzo, artista originario della Valle di Fiemme che si dedica alla scultura! E non solo… Infatti, Elio è anche il Direttore del Centro di Arte Contemporanea di Cavalese, museo con il quale Afroditelo collabora spesso.
La scultura: limite o possibilità?
Lo ammetto, tra tutte le tecniche artistiche quella della scultura non è proprio quella che riflette meglio i miei gusti. Non perché non mi piaccia, ma perché non mi ci ritrovo facilmente. Infatti, se hai già letto qualche mio articolo sai benissimo che, solitamente, non parlo quasi mai di scultura, ma solo di pittura. Eppure eccomi qui oggi a parlarti di un artista che non dipinge, ma scolpisce: un artista che è in grado di dare voce a dei materiali che, di fatto, sono immobili e silenziosi.
Sebbene quello della scultura non sia proprio l’ambito in cui mi muovo meglio, quando ci penso non posso fare a meno di ricordare alcune citazioni di un grandissimo (anzi, IL PIÙ GRANDE) scultore del Rinascimento, Michelangelo Buonarroti. Te ne riporto di seguito una, giusto per farti capire quanto possa essere difficile per uno scultore riuscire a realizzare le proprie opere partendo da dei blocchi di materia.
Tu vedi un blocco,
MICHELANGELO BUONARROTI
pensa all’immagine:
l’immagine è dentro
basta soltanto spogliarla.
Per Michelangelo, infatti, “la scultura è quella che si fa per forza di levare” al fine di liberare la vita che sta dentro al materiale. Solo mi immagino quanto possa essere difficile per uno scultore cercare di far sentire quella voce che sta urlando. In questo senso, infatti, la materia può presentarsi più come un limite che come una possibilità.
Un limite che, però, può essere colmato dal ruolo attivo che può giocare l’osservatore. Elio mi dice che il suo lavoro di scultore «si basa sulla ricerca di quegli archetipi che hanno una valenza perpetua e universale per l’uomo in ogni luogo e in ogni tempo». Tra questi troviamo per esempio il mito che esiste da sempre e non scompare mai in quanto caratterizza l’uomo.
Secondo Elio è proprio la scultura, con le sue esigenze di sintesi dettate dalle sue forme concluse e dai limiti materiali che ne determinano le possibilità di esecuzione, ad essere il linguaggio ideale per suggerire qualcosa senza raccontarla del tutto. Ecco dove entra in gioco l’osservatore! Elio lascia infatti che il racconto si svolga per intero nelle varie diversità dell’animo di chi guarda l’opera. Anzi, non solo, anche nell’animo di chi la realizza.
Best of: le migliori opere di Elio Vanzo
Ovviamente non potevo non chiedere anche ad Elio quali sono le opere che preferisce e quelle che vorrebbe far conoscere al pubblico.
Prima di presentartele, però, mi piacerebbe svelarti perché l’artista ha deciso di condividere proprio queste opere. Elio mi dice infatti di averle scelte perché meglio rappresentano il suo lavoro: tutte e tre sono realizzate con il legno di cirmolo patinato o policromo, materiale con il quale Elio lavora moltissimo in quanto fa parte della nostra tradizione ed è molto duttile e facile da reperire. Oltre a questo, le tre opere hanno, al di là del contenuto di significato, «una connotazione che possiamo definire aerea, cioè la tendenza a salire liberandosi della gravità», mi spiega Elio. Per lo scultore ciò può presentarsi come una sfida in quanto questo si trova a “combattere” con il peso reale della materia che sta lavorando.
L’uomo della pioggia
L’Uomo della pioggia è una scultura che parla dell’attesa di un evento che deve verificarsi venendo dall’alto.
Il raggio
Anche Il raggio, come l’Uomo della pioggia, parla dell’attesa. L’attesa di un messaggio divino, spirituale o anche l’ispirazione stessa della quale l’artista è sempre in attesa…
Prometeo
Prometeo conserva questa tendenza a sollevarsi partendo invece dal basso: il ramo infuocato alzato in segno di conquista dall’uomo che si avvicina così sempre più al potere divino, con tutte le conseguenze che però ne possono derivare…
Cos’è per te l’arte?
Eccoci quindi alla fine di questo articolo. Anche ad Elio ho chiesto di descrivermi cos’è per lui l’arte. Condivido con voi la sua risposta:
L’arte per me, quella vera, è fatta di due momenti che si devono fondere e compenetrare in un solo risultato: il primo è quello più intimo, personale e a volte anche tormentato dell’artista che deve essere solo con se stesso, con il suo pensiero, le sue idee e ispirazioni, e spesso con i fantasmi amichevoli dei suoi maestri che lo circondano. Il secondo è quello più pubblico, dove le opere si incontrano con l’alterità più disparata di chi le guarda.
E questa è la chiave di cui l’artista deve tenere sempre conto: se la sua opera manca a questo incontro, se non passa dal momento più personale a quello più universale provocando un movimento interiore, un particolare stato d’animo in quello che deve essere, appunto, un fruitore,
arte semplicemente non è.
Riassumendo quindi l’artista fa questo: accende una miccia. Una miccia che ha il compito di infiammare il cuore dell’osservatore al fine di dare vita ad un movimento interiore. Cosa fa quindi l’arte? Beh, direi che l’arte infiamma i cuori.
Vorrei concludere questo articolo con una piccola riflessione che faccio sempre. Sfortunatamente la situazione in cui ci troviamo oggi non mi lascia scampo e mi costringe a cercare un’analogia con il periodo che tutti stiamo passando. Come abbiamo ormai visto anche in altri articoli, l’arte, in questi casi, può aiutarci a trovare delle risposte o, per lo meno, può aiutarci a dare un senso a ciò che, ora come ora, un senso non ha. Anche noi, come l’Uomo della pioggia, siamo in attesa, in stand by, se vogliamo suonare più moderni. In attesa di cosa però? E se fossimo in attesa di Un raggio? Proprio come la seconda opera presentata oggi?
Purtroppo nessuno sa cosa ci aspetterà. L’unica cosa che possiamo fare è avere calma e pazienza, sperando che il tanto agognato raggio di sole torni presto a scaldarci.
Ne approfitto per ringraziare nuovamente Elio per questa breve intervista che mi ha concesso. Qualche anno fa ho avuto l’occasione di conoscerlo come Direttore, oggi ho avuto la fortuna di conoscerlo anche come artista. E direi che ne è proprio valsa la pena. Ora posso confermare che non dimostra solamente una grande sensibilità nei confronti dell’arte in generale in quanto direttore di un museo, ma ha una vera e propria sensibilità umana, facilmente leggibile e riconoscibile nelle sue opere.
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Buon m(arte)dì, ci vediamo la prossima settimana ✨
Immagini courtesy Elio Vanzo
#sharalamore #sharalacultura
– MC.
17 Novembre 2020 alle 15:10
Ma che belle, molto particolari!
17 Novembre 2020 alle 15:19
Sì, Elio ha uno stile molto particolare!
Oltretutto mi ha detto che colora le sue statue così da renderle più reali, dando il tono morbido della pelle. Questo dà un tocco di vita in più alle opere 🙂
– MC
17 Novembre 2020 alle 15:20
Si esatto, te lo stavo per dire che sono molto realistiche.