Ti è mai capitato di guardare una serie tv il cui finale ha cambiato tutta l’opinione che ti eri fatt* in proposito? Ma sì dai, sto parlando di quella sensazione di “ma che cavolo ho appena visto?” che potrebbe o deluderti tantissimo o farti apprezzare ancora di più la serie tv che hai seguito con tanto entusiasmo. Insomma, quell’espediente narrativo del plot twist che potrebbe o farti odiare o farti amare la storia.

A me è recentemente successo con il finale di una serie tv (Ragnarok di Netflix) e di un episodio di una serie antologica (l’episodio nr. 4 della sesta stagione di Black Mirror). Ne parliamo un po’ in questo articolo.

Ragnarok: un caos ma il plot twist convince

Ragnarok è una serie danese-norvegese di Netflix lanciata nel 2020 e conclusa con la terza stagione uscita quest’anno. Già dal titolo si può intuire quali sono gli argomenti affrontati nella storia: mitologia norvegese, divinità, conflitti e, sì, fine del mondo (il “Ragnarok” infatti nella mitologia norrena rappresenta proprio quello che è il “giorno del giudizio” in cui tutto finisce). Magne, un adolescente, torna con la madre e il fratello nella città natale, Edda (ispirata alla città Odda, che si trova vicino a Bergen, nella parte occidentale della Norvegia), in seguito alla morte del padre. Appena arrivato ha subito uno particolare incontro con una donna che si scoprirà in seguito essere una maga. Dopo questo incontro, Magne inizia a comportarsi in maniera diversa e, a poco a poco, in seguito a episodi curiosi, scopre che in lui si sono risvegliati i poteri del dio Thor. Da qui seguono altri interessanti sviluppi della storia (che purtroppo non posso raccontarvi nei dettagli, altrimenti non ci sarebbe gusto).


Senza raccontare troppo, posso dire che il finale dell’ultima stagione ha completamente rovesciato la prospettiva sulla storia. Se inizialmente si poteva pensare che si trattasse di una storia di fantasia, con il finale ci si rende conto che, in fin dei conti, quella che viene raccontata è la storia di tutti noi: i problemi dell’adolescenza, le lotte quotidiane che affrontiamo (con estranei, in famiglia o con noi stessi) o l’esigenza che abbiamo di essere protagonisti della nostra vita.
Solitamente non mi piacciono quei finali che smontano tutto quello che c’è stato prima (per esempio quelle storie super avvincenti in cui poi alla fine si scopre essere tutto frutto di un sogno del protagonista), ma questa volta è stato diverso. Quello percepito è stato un messaggio profondo, quasi necessario in periodi come questi caratterizzati da tanta insicurezza. In sostanza era quasi come se questo finale dicesse a tutti che è normale perdersi, che purtroppo non sempre può essere tutto ok, ma che noi, in fondo, siamo i supereroi (o forse sarebbe meglio dire dèi) della situazione e che possiamo salvarci.

Mazey Day: quando Black Mirror sembra spacciato ma non è assolutamente così

Premessa: sono una grande fan di Black Mirror. Mi ha conquistata fin dal primo episodio (sì, l’ho guardata in ordine di uscita, quindi il primo episodio era proprio quello con il maiale). Trovo sia semplicemente geniale e in grado di portare dei ragionamenti molto interessanti sul mondo del digitale e della comunicazione in generale.


Sapevo che questa nuova stagione di Black Mirror sarebbe stata diversa dal solito. Infatti la differenza si nota: manca un po’ di black humor e le trame puntano a creare un “senso di paura” più che un “senso di responsabilità”. Di questo magari ne potremmo parlare in un prossimo articolo, se vi va. Tant’è che gli episodi che mi sono davvero piaciuti sono stati 2 (e mezzo) su 5. Tra questi c’è proprio il nostro “Mazey Day” dal finale inaspettato e rivelatore. Paradossalmente, in realtà, è stato l’episodio più criticato dal pubblico.
Due parole sulla trama dell’episodio: la protagonista della storia è Bo, una paparazza. Inizialmente ritirata dal mondo della fotografia scandalistica in seguito a un episodio sgradevole che ha segnato negativamente la sua carriera, Bo torna al lavoro per trovare indizi riguardo la succulente storia di Mazey Day, un’attrice improvvisamente scomparsa dalle scene. Investigando e collezionando importante materiale fotografico, la paparazza scopre cos’è successo realmente alla ragazza e ne rimane scioccata (e sfiderei chiunque a non esserlo).
Anche in questo caso, senza dire troppo, vi basti sapere che c’è un momento molto particolare nell’episodio in cui il pensiero comune è “cosa cavolo ho appena visto?”: credo lo abbiano pensato tutti gli spettatori (anche se, ammettiamolo, il presentimento che qualcosa non quadrava c’era fin da subito). Da quel momento si assiste a un susseguirsi di azioni poco chiare e poco realistiche che possono portati a pensare che stai guardando una grande cavolata.

L’illuminazione arriva con il finale e i suoi 5 secondi di svolgimento in cui Bo compie un singolo e decisivo gesto.
In quell’esatto momento capisci di aver visto un episodio di Black Mirror dal quale puoi trarre un insegnamento e vedere una morale: homo homini lupus (che è quasi divertente da dire se si tiene conto degli avvenimenti dell’episodio) che, in questo caso, può interessare forse di una critica nei confronti della grande macchina scandalistica di Hollywood, in altri casi si potrebbe considerare una piccola verità che dobbiamo sempre tenere in conto.


Certo, raccontare tutto questo senza spoiler è un po’ complicato, ma spero di aver fatto arrivare il messaggio. Voi avete qualche finale che vi ha stupit*? 😉