“Conventions, other people’s opinions, the law, all appear laughable in the face of your desire, your drive to reach your love. It’s a blissful state. It’s fleeting, though, this feeling”

Bethan roberts, my policeman

Il 4 novembre è sbarcato su Prime Video il film “My Policeman”, tratto dall’omonimo libro di Bethan Roberts, che vanta un cast degno di nota: oltre a Harry Styles – che per la terza volta mette da parte il microfono a favore del cinema – troviamo anche una splendida Emma Corrin e un perfetto David Dawson.

Avevo già amato il romanzo e il film è stato decisamente all’altezza delle aspettative! In questo articolo vi darò le mie impressioni, tenendo conto delle differenze tra l’uno e l’altro.

Ma intanto capiamo di cosa parla la storia in questione!

La trama

Marion e Patrick all’apparenza sono due persone molto simili, appassionati di arte, di cultura e innamorati dello stesso uomo. La loro vita insieme a Tom viene raccontata dai loro due punti di vista, sia negli anni della giovinezza che in quelli della vecchiaia.

La storia, ambientata in una Brighton degli anni ’50, parla proprio di quell’amore impossibile, che ti divora, e di tempo perso, sprecato.

Libro vs film: differenze

Solitamente sono sempre ipercritica nei confronti delle trasposizioni cinematografiche di libri, per me il romanzo è sacro e deve essere rispettato, per quanto possibile. In questo caso devo ammettere di essere rimasta piacevolmente colpita per la fedeltà del film, che è riuscito a cogliere tutti i momenti essenziali al fine della narrazione e mi ha fatto sorvolare sulle piccole incongruenze e modifiche apportate, ovviamente necessarie.

I personaggi sono stati riportati in maniera eccezionale dagli attori, la loro magistrale interpretazione fa trasparire il profondo studio e attenzione alle pagine del romanzo.

Il libro della Roberts, essendo strutturato come un diario (anzi due diari), riporta per filo e per segno ogni sentimento e riflessione di Marion e Patrick, quindi permette sicuramente un approfondimento introspettivo maggiore. Questo aspetto si nota particolarmente in Patrick che, sullo schermo, ha perso un po’ di quella profondità e complessità che lo rende il meraviglioso personaggio che è. Al contrario, Marion acquisisce forse un risvolto più positivo rispetto al libro: vi assicuro che se nel film è sopportabile o quantomeno degna di comprensione, nel romanzo non potrete fare a meno di odiarla.

Quello che invece ho più apprezzato, della versione cinematografica, è l’aver dato più spazio a Tom. Tra le pagine del romanzo prende forma solo attraverso le parole dei suoi due amanti, mentre nel film vediamo anche la sua versione dei fatti. Spero di non essere troppo di parte ma, Harry, nonostante l’inesperienza, è riuscito a ricreare perfettamente il poliziotto descritto dalla Roberts, dandogli un anima tutta sua e facendo emergere il dissidio interiore del personaggio: il suo senso del dovere messo alla prova da sentimenti che non può governare.

Ammetto di aver odiato solo una cosa del libro (oltre a Marion): il finale. Non voglio fare spoiler ma finali di quel genere dovrebbero essere illegali, non è nemmeno uno di quelli che ti lascia triste o svuotata, ma di quelli proprio incompleti, che ti fanno cercare con rabbia le pagine mancanti. Il film, straordinariamente, ha salvato la storia con un epilogo, a mio parere, perfetto e che mi ha fatto – ovviamente – piangere come una bambina.

Libro vs film: il verdetto

Quindi, in conclusione, libro o film?

Questa è una delle rarissime volte in cui rispondo: entrambi. I due prodotti si completano a vicenda, riescono ad arricchire la storia dando due prospettive differenti (ma comunque coerenti) e permettendo di cogliere tutte le sue sfumature. Vorrei dare sempre questo verdetto e penso sia possibile solo quando si rispetta l’idea originale dello scrittore in modo che il film sia non una libera interpretazione ma un’estensione del libro.

Voi cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti!

– Sveva

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