Rivalità tra artisti
Torna sugli schermi di Afroditelo la rubrica sulle più celebri rivalità artistiche, gli scontri della storia dell’arte che urlano: #barbenheimer.
Per la terza puntata (se te le sei perse, recupera la prima e la seconda), entrano in campo due artisti che hanno rivoluzionato la storia dell’arte del Novecento. Due menti fuori dal comune che hanno espresso tramite l’arte un periodo complesso, le loro opere sono diventate dei simboli del cambiamento in atto in quel momento. Signore e signore, vi presento: Pablo Picasso e Henri Matisse. Un #barbenheimer particolare, perché parliamo sì di rivali, ma anche di amici, e di un rapporto di amore e odio che ha alimentato la loro creatività.
Pablo Picasso e Henri Matisse
Francia, 1900. Periodo di grandi cambiamenti, tumulti e rivoluzioni. L’arte assorbe e rappresenta tutto questo, come sempre, e due artisti in particolare spiccano nel panorama artistico del momento, due pittori che portano grandi novità che daranno avvio al periodo delle Avanguardie Storiche. Pablo Picasso e Henri Matisse, due storie diverse che convergono nella stessa esigenza di creare qualcosa di nuovo, di esprimersi attraverso l’arte. Due correnti artistiche apparentemente opposte. Una rivalità addolcita da un’ammirazione e una stima reciproca.
“Devi essere in grado di immaginare fianco a fianco tutto ciò che Matisse e io stavamo facendo in quel momento. Nessuno ha mai guardato il dipinto di Matisse più attentamente di me; e nessuno ha guardato il mio più attentamente di lui.”
Picasso
Picasso nasce a Malaga nel 1881. Pur essendo stato un artista poliedrico, sempre in costante evoluzione, viene ricordato – in particolare – per la grande rivoluzione che ha portato con la creazione del movimento artistico del Cubismo. Viene ricordato come un uomo pieno di sé, egocentrico, testardo, una vita complessa che ha generato un carattere difficile e spigoloso, come le sue opere.
Matisse nasce a Cateau-Cambrésis nel 1869. Pittore, illustratore, incisore, e persino scultore. Tante forme diverse, ma il centro della sua ricerca artistica rimane il colore. Come Picasso lo è stato del Cubismo, Matisse è ritenuto il padre del Fauvismo, corrente artistica il cui nome – fauves, ovvero belve – fa riferimento all’uso violento del colore. Le opere di Matisse, con le loro curve sinuose e colori brillanti, possono far trasparire un senso di luminosità, calma e… gioia di vivere!
Ma la sua vita, come quella di Picasso, non è stata idilliaca… non dimentichiamoci, infatti, che hanno vissuto entrambi il periodo delle Guerre Mondiali.
Sono entrambi figli dello stesso contesto storico, lo hanno interpretato in chiavi diverse ma assorbendo gli stessi stimoli. Vivere a Parigi in quel periodo significava essere immersi nei cambiamenti del tempo, osservare le nuove scoperte, le rivoluzioni artistiche in atto. Oltre ad aver osservato l’arte africana al Trocadero, entrambi avevano visto una collezione di xilografie di Gauguin nel 1906, ed erano rimasti affascinati dalla rivoluzionaria invenzione della fotografia. Ma soprattutto hanno ammirato le opere di Cézanne, per poi rielaborare quelle lezioni e riversarle nelle proprie creazioni. John Golding, uno storico dell’arte, infatti scrive:
“Picasso sta portando gli elementi di Cézanne: il cono, il cilindro e la sfera nel cubismo. Matisse sta prendendo l’interesse di Cézanne per l’interezza e la chiarezza delle cifre. Stanno prendendo interpretazioni quasi opposte di ciò che vedono in Cézanne: Picasso lo sta capendo come decomposizione, e Matisse lo sta capendo come composizione”
#Barbenheimer: Le Bonheur de Vivre vs Les Demoiselles d’Avignon
1906. Matisse realizza uno dei suoi dipinti più celebri e che più rappresentano il suo modo dipingere: Le Bonheur de Vivre, o “la gioia di vivere”. Una scena idilliaca dai colori sgargianti e irreali, ispirati alla pittura di Gauguin, figure nude dalle linee morbide e sinuose, che richiamano Le Bagnanti di Cézanne, ma si potrebbero riconoscere anche altre citazioni dal passato, come Manet o anche Tiziano. Colori che gridano, stridono, ma il dipinto trasmette in realtà serenità e armonia, le figure rappresentate, anche se caratterizzate da un contorno spesso e netto, diventano un tutt’uno con la natura circostante, si crea un equilibrio inaspettato. Una rivoluzione.
1907. Come quasi una risposta al suo rivale, Picasso rivela il risultato di un processo travagliato e ancora non del tutto concluso: Les Demoiselles D’Avignon. Non solo l’opera più celebre di Picasso e il manifesto del Cubismo, ma uno dei dipinti che hanno segnato la storia dell’arte in modo definitivo, un punto di non ritorno. Di questo dipinto, si potrebbe parlare per ore senza mai finire. Tuttavia, a noi basta sapere che, con quelle figure frammentate dai volti stilizzati, Picasso rappresenta tutto quello che è il secolo del Novecento, riversa in quel dipinto i cambiamenti di quel particolare periodo storico e le influenze che ha assorbito dal passato e dal presente. Da forma alla rivoluzione.

Henri Matisse,ì. Le Bonheur de Vivre, 1906. Olio su tela.
Barnes Foundation, Filadelfia

Tra rivalità e stima
Nonostante le loro opere fossero spesso esposte insieme, passò del tempo prima del loro primo incontro ufficiale, che avvenne grazie a Gertrude e Leo Stein, due dei galleristi più importanti del periodo, intorno al 1905.
Da quell’incontro iniziò un rapporto complesso, erano sicuramente in competizione ma si ammiravano e questo li stimolava a migliorarsi a vicenda. Si dice che si siano scambiati numerosi dipinti e, infatti, sono evidenti le influenze reciproche in molte delle loro opere; alle volte è possibile riconoscere dei rimandi espliciti alla poetica dell’altro, come degli omaggi alle scoperte artistiche della loro controparte.
Nei loro scritti possiamo leggere critiche ironiche, che sembrano i messaggi di insulti affettuosi che mandiamo ai nostri migliori amici.
1945. Dopo la fine della Guerra, i due artisti allestirono insieme una mostra al Victoria and Albert Museum di Londra. Matisse scrive:
“Domani, domenica, alle 16, visita di Picasso. Mentre mi aspetto di vederlo domani, la mia mente è al lavoro. Farò questo spettacolo di propaganda a Londra con lui. Posso immaginare la stanza con le mie foto da un lato e le sue dall’altro. È come se dovessi convivere con un epilettico”.
Pur considerando il legame sincero tra i due, i caratteri differenti – quello di Picasso più animato e quello di Matisse più pacato – come le loro opinioni divergenti in materia artistica, li mettevano spesso in contrasto.
Matisse era un uomo piuttosto tormentato, pieno di insicurezze e di paure, soprattutto nei confronti della sua arte di cui non era mai soddisfatto. Picasso, invece, mostrava una certa sicurezza e spavalderia, che lo portava a reinventarsi continuamente sperimentando sempre nuove tecniche. Tuttavia questo non comprometteva l’ammirazione reciproca e verso l’arte dell’altro. “Solo una persona ha il diritto di criticarmi”, ha detto Matisse, “È Picasso”.
Matisse, alla sua morte nel 1954, lasciò in eredità a Picasso le sue Odalische, come a tener compagnia al suo amico o come a ricordargli che sarebbe stato sempre lì, a confrontarsi con la sua arte, a sfidarlo intellettualmente. D’altronde, come disse lo stesso Picasso: “Tutto sommato, c’è solo Matisse”.
– Sveva
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