Questo è un m(arte)dì diverso dal solito: non c’è nulla in Silvia Pichi che possa essere riconducibile alle catene montuose o ai borghi trentini, terra d’origine dei consueti protagonisti di questa nostra rubrica. Appena apre bocca, le origini di Silvia vengono tradite da eleganti c aspirate ed espressioni idiomatiche tipiche, testimonianza di un legame indissolubile con la sua Toscana. Aretina d’origine, fiorentina d’adozione, da più di vent’anni ha fatto di Venezia la sua casa: è lì che svolge la sua professione di storica dell’arte e art counselor, affiancando a questa sua evidente vocazione una miriade di attività a sfondo artistico-culturale: Silvia è storica del gioiello, formatrice, curatrice museale, creativa, esperta di didattica museale e, da qualche mese, a tutti gli effetti anche imprenditrice, artigiana e artista.

Da quando le nostre strade si sono incrociate – parlo ormai di cinque anni fa –, Silvia non ha mai smesso di stupirmi un solo giorno: energica, ambiziosa, propositiva, è sempre pronta a varcare la soglia della sua comfort zone per mettersi in gioco, lo sguardo saggio fisso verso l’orizzonte, alla continua ricerca di un’avventura per arricchire la trama di una vita all’insegna dell’arte e della bellezza.

E a proposito di trama, arte e bellezza

Narratrame: indossare una storia, tra leggerezza e profondità

«Ti devo parlare di una cosa: è una cosa bellissima, un progetto nuovo». Di quella telefonata ricordo di aver pensato: c’è qualcosa di diverso nella voce di Silvia, un entusiasmo dalle sfumature più ricche. Non sapevo ancora nulla di Narratrame e, in tutta sincerità, mai avrei potuto pensare che Silvia celasse nel suo cilindro un progetto di questa portata.
Dopotutto, si tratta di Gioielli di carta…Siate sinceri: voi ci avreste mai pensato?

«Beh, nella storia, la carta ha avuto un sacco di opportunità espressive» commenta Silvia proprio all’inizio della nostra intervista. «pensiamo anche ai grandi artisti: chi l’ha arrotolata, chi l’ha bruciata, soprattutto nel panorama contemporaneo; chi con l’arte ha voluto dare un messaggio rivoluzionario, più spesso di quanto si pensi l’ha fatto con la carta»

Ha ragione, ed è geniale: la carta è sinonimo di rivoluzione, e quello che lei e il suo partner in crime Fernando Masone – artista e artigiano della carta cotone – è a dir poco rivoluzionario: in un’affascinante bottega del Quattrocento situata in Giudecca, Silvia e Fernando lavorano fianco a fianco per creare i loro gioielli in carta cotone. Quattro mani, quattro occhi, due persone che hanno conosciuto esperienze e formazioni differenti: trame di due vite che si intrecciano per creare dei veri e propri pezzi unici studiati nei minimi dettagli.

Una collaborazione «dialogica, non gerarchica», precisa Silvia, che ha condotto a una vera e propria «fertilizzazione artistica» tra i due: non più una storica dell’arte e un artigiano che viaggiano su binari separati, ma il prodotto di un dialogo che non ha timore di – letteralmente – mettere le mani in pasta.

Silvia Pichi e Fernando Masone
Silvia Pichi e Fernando Masone

Lei e Fernando Masone si conoscono da molti anni e, dopo vari progetti insieme – tra le quali si annoverano una monografia di Masone e il video-progetto Carta Abitata –, la storica dell’arte e l’artista si sono tuffati in questa nuova avventura.
«Per la verità, il primo vezzo di Narratrame è stato indossato nel cortometraggio Carta Abitata» mi racconta Silvia; «in effetti, già lì stavo maturando insieme a lui il desiderio di un gioiello che raccontasse le nostre competenze così diverse»

Ma Narratrame è molto più di più di un progetto di oreficeria avanguardistico e decisamente di più di un racconto di due diversi set di competenze:

«Narratrame è indossare una storia. E questo vale per ogni persona che incontrerà un vezzo rispetto al quale risuona il suo corpo, la sua storia, il suo desiderio di indossarlo. Perché Narratrame è soprattutto un’esperienza del corpo. E noi, con il nostro corpo, ci raccontiamo ogni giorno. Io lo dico sempre: Narratrame è “la perla di carta sulla pelle, ma è anche la pelle della carta“…E a me interessa proprio questo: la narrazione della persona che si muove del mondo.»

Sorrido, ascoltando la sua risposta, perché è l’ennesima conferma di un fatto innegabile: Silvia è nata per narrare, e nessuno come lei riesce a trasmettere il potere dell’arte e delle sue mille sfumature. Dopotutto, non è un caso – niente con Silvia è lasciato al caso – che lei abbia scelto per il suo marchio proprio questo nome: «Narratrame non è altro che una storia che si dipana tra forme, carta, disegni, simboli – a volte più comprensibili, a volte meno –, ma è una trama universale riscritta da chi la indossa».

Prima di lasciarla tornare al vortice di attività che caratterizza le sue giornate veneziane, non ho potuto fare a meno di chiedere a Silvia come vive il rapporto tra arte, moda e la craft del gioiello, tre aree che conosce molto bene, e che si intrecciano alla perfezione in Narratrame.

«Beh, vedi» sorride, saggia «ventimila anni fa, l’uomo, prima ancora di vestirsi, si è adornato: ha preso due conchiglie e due sassi e si è adornato il corpo. L’indossare ci porta sempre a raccontare noi stessi». Risposta concisa, efficace. Non fa una piega. Ne nasce un’ultimissima domanda:

«E tu come ti senti quando indossi Narratrame?»

«Io, Silvia, quando indosso un vezzo di Narratrame, indosso tutto quello che sta tra leggerezza e profondità: a me piace che la leggerezza sia il vezzo, che vuol dire anche la civetteria, ma anche la profondità della stratificazione della persona. E delle sue profondità»


Silvia, Fernando e Narratrame al momento sono impegnati su vari fronti lungo lo Stivale: laboratori, esperienze, mostre… in particolare, vi segnaliamo che fino al 17 settembre 2023 potete vedere i loro splendidi vezzi in carta cotone in esposizione al Museo del Bijou di Casalmaggiore (tutte le info al sito web).

Martina

Vuoi saperne di più? Visita narratrame.com

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