“We come from nature. There is an importance to [having] a certain reverence for what nature is because we are connected to it… If we destroy nature, we destroy ourselves”

E’ così che Edward Burtynsky presenta sé stesso e la sua arte nel mondo sul suo sito. In poche parole ha sintetizzato la sua personalità e l’interesse che guida la sua ricerca artistica: l’interesse per la natura, l’interesse per l’uomo e come queste due cose – uomo e natura – si relazionino l’una all’altra. Egli si pone come testimone quasi imparziale dell’epoca in cui viviamo; un periodo secondo alcuni classificabile come una vera e propria era geologica, l’Antropocene, in cui l’impatto dell’agire umano e l’accumulo delle conseguenze che ne derivano stanno trasformando il nostro bellissimo pianeta. Senza ulteriori indugi, andiamo a conoscere meglio questo strepitoso e originale fotografo.

Mines #22, Kennecott Copper Mine, Bingham Valley, Utah 1983 | Fonte: edwardburtynsky.com

Ho “conosciuto” (metaforicamente, eh!) questo artista leggendo un articolo su una rivista di ecologia e ambiente che offriva una presentazione breve della carriera dell’artista e un assaggio del suo lavoro. La lettura, per me, è stata troppo breve; volevo sapere di più. Così ho iniziato una piccola ricerca che mi ha portata alla sua pagina web, la cui struttura già dice molto del suo modo di fare, molto diretto: già sulla pagina iniziale troverete un campionario di immagini che comprende le opere iniziali, le c.d. Early Landscapes, a quelli più recenti parte della raccolta Anthropocene.

Sfogliando la raccolta, ci vuole poco per distinguere quali siano i temi di suo interesse: la natura, società, lo sviluppo e il prezzo da pagare. La sensazione che ho avuto osservando le immagini è stata la stessa provata di fronte ai sublimi quadri del romanticismo tedesco di fine Settecento-inizi Ottocento: miscuglio di stupore misto a turbamento, forte attrazione ma anche la necessità di distanziarsi, prendere coscienza e agire.

L’arte di Burtynsky

Prendiamoci qualche minuto per osservare due esempi dell’arte di questo acclamato fotografo.

Natural Order, #1 (Grey County, Ontario, Canada, Spring 2020) | Fonte: edwardburtynsky.com

Natural Order, #1 ritrae i bianchi rami ingarbugliati di un arbusto, e mi ha portato alla mente i freddi e spogli paesaggi invernali di Caspar David Friedrich. Non so se sia un tributo volontario alla storica corrente artistica, ma similmente a ciò che facevano gli artisti romantici, Burtynsky riesce a trasmette l’idea che la natura, in qualche modo, rispecchi l’essenza dell’essere umano. Se accettiamo di guardare alle sue fotografie da questa prospettiva, l’umanità ci sembrerà immensa e poderosa. Ordinata. Complicata e confusionaria. Magnificamente ingombrante.

Saw Mills, #1 (Lagos, 2016) | Fonte: edwardburtynsky.com

In Saw Mills, #1 l’immagine è divisa a metà tra la terra abitata e l’acqua su cui si affaccia. La costa, coperta di segatura di colore marroncino chiaro, s’assottiglia progressivamente cambiando bruscamente colore, ora nero, in prossimità dell’acqua. Lì ci sono zattere galleggianti, come propaggini dell’opera umana. Gli elementi coprono tutto lo spazio, quasi l’artista volesse comunicare che l’uomo è arrivato dappertutto, e tutto lo spazio ha occupato.

Come questa, tutte le immagini di questo grande artista parlano chiaro; con tono franco ricordano che in questa realtà il vivere dell’uomo e la trasformazione artificiale dell’ambiente sono due facce della stessa medaglia inscindibili. Una è conseguenza dell’altra. Burtynsky lo sa benissimo, essendo cresciuto in una città industriale canadese, nelle vicinanze di un impianto della General Motors, dove suo padre lavorava.

Non solo con la fotografia, ma anche attraverso film e realtà aumentata Burtynsky esprime non una vera critica protesta; la sua arte è un invito a prendere coscienza delle reali condizioni in cui versa il mondo, dove sia la natura e i suoi paesaggi sia la presenza umana convivono in modo interdipendente. Lo stile con cui vengono presentati mi pare sia sempre elegante e imparziale, colto da una prospettiva alta che abilita “l’occhio di falco” di ogni osservatore e gli permette di avere una ampia lettura delle cose.

Burtynsky in Italia

Il 21 giugno scorso al Museo del Novecento (M9) di Venezia Mestre è stata inaugurata in Italia la mostra Extraction/Abstraction , subito dopo il lancio alla Saatchi Gallery di Londra. Non è la prima volta che l’arte di Burtynsky viene esposta al pubblico italiano; già nel 2019/2020 fu allestita a Bologna la mostra Anthropocene.

Fino al 12 gennaio 2025 avremo il privilegio poter di ammirare una raccolta multimediale dei lavori dell’artista che celebra e valorizza i quarant’anni di carriera del sensibile artista. Non ho ancora avuto l’occasione di visitarla, ma è un appuntamento che ho già segnato sull’agenda!

Spero che anche a voi, dopo la lettura di questo articolo, sia venuta tanta curiosità ed entusiasmo da invogliarvi a vedere la mostra. Se ci siete già stati, non siate timidi e scrivete le vostre impressioni nei commenti!

– AK

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