«Tu sei sicura che non ci siamo perse?»
Ricarico per l’ennesima volta la posizione su Google Maps mentre lancio un’occhiata furtiva a mia sorella, che tamburellando le dita sul volante osserva preoccupata la stretta, ripida e deserta stradina che si estende davanti a noi senza un apparente punto d’arrivo.
«Google Maps dice che la strada è questa, dovremmo arrivare tra dieci minuti». Evito intenzionalmente di menzionare che, durante la mia ultima visita a Montevaccino (ormai più di sette anni fa) non sono assolutamente passata per questa strada.
«Ne sei sicura sicura? Non ci siamo perse?». Capisco l’incertezza: la strada è talmente stretta che a stento ci passa la nostra Fiat Panda, e l’improvvisa comparsata di un bosco all’orizzonte non aiuta di certo a rassicurarci.
«Sono certa che, superato il bosco, arriveremo al paese. Zitta e guida». Ne sono davvero sicura? Direi di no. Ma il mio pronostico si rivela corretto: qualche minuto dopo siamo accolte dalle verdi e quiete strade di Montevaccino, un paese situato sul monte Calisio, a pochi chilometri da Trento.
È il 25 agosto, fa un caldo anomalo per l’estate trentina. Parcheggiamo e, dopo pochi passi, notiamo un’ insegna familiare: a caratteri cubitali, la semplice insegna riporta la scritta “RISALITE”, accompagnata da un logo che ho imparato a riconoscere bene durante i mesi che hanno portato all’intricata organizzazione di questa iniziativa.
Capisco subito che, finalmente, siamo arrivate alla location designata per la prima edizione di MonTeatrArte Festival.
MonTeatrArte secondo Afroditelo: la nostra recensione della prima edizione
Mi perdonerete –spero – se, proprio quando vi aspettate di leggere le mie impressioni su questa prima attesissima – e sudatissima – edizione di MonTeatrArte (clicca qui per sito ufficiale), interrompo la narrazione per fare una brevissima premessa.
Io e Giulio Macrì ci siamo conosciuti tra i banchi di scuola, un lontanissimo giorno di settembre. Straniti da questa nuova dimensione liceale, abbiamo subito stretto amicizia grazie a una nostra grande passione: il teatro.
Entrambi, ai tempi, sognavamo una carriera da attori di teatro, collezionando e scambiandoci sogni e ambizioni. Chissà che cosa direbbero quei due impacciati quindicenni se potessimo dirgli che, undici anni dopo, uno dei due – Giulio – avrebbe fatto veramente l’attore e si sarebbe fatto in quattro per realizzare i più disparati obiettivi, e che l’altra – io – l’avrebbe applaudito, incoraggiato e affiancato con la sua associazione nel realizzare il sogno della realizzazione di un festival teatrale.
Mi sono crogiolata in questa domanda sentimentale mentre entravo nella location che ha ospitato tutta la prima edizione di MonteatrArte, ma il mio tuffo nel passato è stato interrotto dalla scena che mi si palesava davanti: un bel gruppo di giovani, stanchi e sorridenti, stava ultimando l’allestimento di un’area bar, ristoro e relax fuori dalla sala polifunzionale adibita a teatro. Luci, tappeti, tavoli, panche, sedie, tutti oggetti di seconda mano che riprendevano vita in quel momento, creando un ambiente unico e accogliente. È proprio vero che, spesso, la bellezza si cela nella semplicità.
Ma semplice, naturalmente, non significa superficiale: niente di quello che Giulio e i suoi collaboratori di MonTeatrArte – tra i quali merita una menzione speciale la splendida artista Micol dell’associazione co-organizzatrice Spazio PierA – era lasciato al caso: valorizzazione del territorio, incontro la comunità locale e la giovane creazione artistica, ingredienti a km 0 e lavoro di squadra giovanile sono solo alcune delle caratteristiche che hanno reso memorabile questa prima edizione (denominata RISALITE per una questione geografica, ma anche per indicare un cammino metaforico alla ricerca di sé).
Naturalmente, protagonista indiscusso di MonTeatrArte Festival è stato il teatro, qui proposto attraverso tre spettacoli i quali, nell’essere molto diversi tra loro, erano tutti riconducibili al tema chiave dell’identità. Altra disciplina protagonista di RISALITE è stata l’arte visiva, in particolare grazie alla presenza delle installazioni degli artisti MAHATSANGA LE DANTEC, GIULIO BOCCARDI E GUIDO RAVANELLI (visita questa pagina per sapere di più sui protagonisti di questa edizione).
Impegni pregressi mi hanno impedito di vedere gli apprezzatissimi spettacoli Ornella (di e con Gaia Amico) e QUASI COME ELIZABETH TAYLOR (scritto, diretto e interpretato da Alberto Viscardi). Ho avuto invece il privilegio di essere applaudire ed esultare la prima – e mi auguro una delle tante – mise en scène di A-MAR – Come una formica in una terra di elefanti. Ve ne lascio una breve recensione qui sotto.
A – MAR: come una formica in una terra di elefanti
Enzo e Francesca si sono amati molto. C’è stato un tempo in cui il loro amore bruciava tanto forte da illuminare il cielo, finché la fiamma non è culminata in un’esplosione talmente forte da distruggere tutto. Enzo e Francesca ora non si sopportano, a malapena riescono a stare nella stessa stanza senza implodere. Soltanto una cosa è più forte dell’odio che li consuma: l’amore per il loro unico figlio, Marco.
Ma quando Marco decide di riunire entrambi i genitori per poi sparire improvvisamente, lasciando mamma e papà a fare i conti con una lettera dal contenuto schiacciante, Enzo e Francesca sono costretti a mettere da parte l’ascia di guerra e intraprendere un lungo e profondo viaggio emotivo.
Oggi, mercoledì 11 ottobre 2023, si celebra il coming out day. Nessun giorno più calzante di questo, dunque, per parlarvi di A – MAR: come una formica in una terra di elefanti, lo spettacolo teatrale che ha inaugurato MonTeatrArte Festival.
Scritta da Giulio Macrì, la drammaturgia porta in scena solamente due personaggi: da una parte Enzo (Giulio Macrì), uomo eccentrico dalla vena drammatica, dall’altra Francesca (Sara Pagani), donna irascibile, mamma apprensiva. Attorno a loro in ogni scena aleggia il figlio Marco, un terzo personaggio che, seppur assente fisicamente, cattura la scena con la sua imponente presenza. Non era facile – in Italia, ora – scrivere uno spettacolo sull’identità di genere che si distanziasse dal cliché senza sprofondare nella polemica, eppure Giulio ha fatto centro. Nell’obiettivo, ma anche nel mio cuore (e nel cuore di tutti quelli che hanno applaudito ed esultato durante MonTeatrArte).
Il ritmo incalzante, la scrittura brillante, le interpretazioni eccezionali e l’alternarsi di riflessioni profonde a momenti di comedy genuinamente divertenti fanno di questo spettacolo una vera e propria gemma a sfondo lgbtq+. A volte, la leggerezza è la chiave: in una terra di elefanti, in alcuni momenti, basta guardare le cose dal punto di vista della formica per regalare uno sguardo originale e – nel suo piccoli – infinitamente importante.
Ringrazio tanto Giulio Macrì e tutti coloro che hanno lavorato a questa prima edizione di MonTeatrArte – RISALITE per aver coinvolto Afroditelo in questa importante e meravigliosa iniziativa: affiancarvi come media partner è stato per noi un grande privilegio. Non vediamo l’ora di vedere che cosa riserverà la seconda edizione, dunque…appuntamento al 2024 con tanto teatro, tanta arte e tanti giovani!
Ps. come sempre #sharalamore #sharalacultura
– Martina
Il festival MonTeatrArte è un progetto finanziato da Fondazione Caritro, Circoscrizione Argentario,
da Spazio PierA in collaborazione con Afroditelo, Il Funambolo, il Circolo di Montevaccino e la Compagnia ArgentoVivo. Con gli sponsor Maso Martis e Pizzeria Bosco Incantato.
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