Per tutti gli amanti dell’arte fotografica in bianco e nero, vi voglio raccontare dell’ultima mostra che ho visto, o meglio, osservato a Milano: la mostra dedicata a Robert Doisneau. Ho deciso di definirla arte fotografica anziché fotografia, perché negli scatti di Doisneau si riesce a leggere molto più di quello che si cattura semplicemente attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica.
Le sue opere sono tutte caratterizzate da una nota nostalgica che arriva a toccare alcune corde dell’anima di cui non avevamo consapevolezza. Ci riportano alla Francia degli anni 50, un periodo che non abbiamo vissuto ma che ci sembra di conoscere così bene: tra le persone che vediamo camminare lungo la Senna o sorseggiare un caffè al sole troviamo qualcosa di noi, in quelle persone che sono la linfa e il centro della fotografia umanista di Diosneau. La sua, infatti, non è un’esposizione con una normale sequenza di scatti ma va oltre, racconta delle storie.
La storia dei bambini che giocavano per le vie deserte di Parigi nel dopoguerra, che correvano in modo disordinato dopo aver suonato per l’ennesima volta il campanello della vicina per scherzo e si disperdevano come uno sciame di mosche per nascondersi in qualche viottolo deserto. Guardando l’immagine troviamo tutto proprio lì, nello spazio che separa i nostri occhi da quel bianco e nero: si possono sentire chiaramente le loro grida divertite, la vicina, vittima della loro spensierata gioventù, che apre la porta e capisce subito il tranello e che infastidita si richiude la porta alle spalle o che, forse, sorride al pensiero che la vita è finalmente tornata alla normalità dopo giorni di terrore.
Ci sono centinaia di storie nelle fotografie di Doisneau, centinaia di interpretazioni di quella sequenza infinita di sfumature tra il bianco e il grigio che portano chi le guarda a provare una familiarità naturale con i soggetti fotografati. La Parigi in bianco e nero descritta da Doisneau è fatta di persone semplici, intente a vivere la loro quotidianità in tutta la naturalezza di chi non sa di trovarsi di fronte ad un obiettivo, fatta eccezione per una fotografia in particolare.

Questo scatto iconico, che all’apparenza può sembrare la rappresentazione spontanea di un gesto d’amore di quelli che oggi vediamo spesso, quasi in maniera ridondante, è in realtà il risultato di una fotografia costruita.
All’epoca di questa fotografia, scambiarsi effusioni in pubblico non era sicuramente all’ordine del giorno, per questo Doisneau ha deciso di ricreare questo scatto con l’aiuto di due attori che hanno interpretato una tra le più belle interazioni umane: il bacio.
Se questa rivelazione un po’ vi ha delusi, vi lascio qualche altra immagine per entrare nella vita vera catturata da Diosneau, dove Parigi rappresenta per davvero la città dell’amore.



Tra le mille sfaccettature architettoniche che fanno da cornice alla città, la Parigi romantica c’è sempre. E se osserviamo queste fotografie ci accorgiamo che forse, in fondo, l’amore ha sempre vinto, arrivando anche a sopravvivere alla guerra.
-Beatrice
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