Immaginate di essere nel pieno degli anni ‘80.

E’ la notte del 28 gennaio, è inverno, ma siete a Los Angeles, una città che di certo non ha da lamentarsi per le temperature rigide.

Nello studio di registrazione Hollywood’s A&M Studios ci siete voi, una delle grandi star di quel periodo fatto di musica dance, tormentoni da discoteca e capelli cotonati. Siete l’autore di una hit di recente successo o un’artista il cui nome non verrà mai dimenticato nella storia.

Siete Tina Turner, Billy Joel o magari Cindy Lauper, Steve Perry o ancora Bruce Springsteen.

In realtà non importa chi siete e quali canzoni vi abbiano portato alle stelle. In quella notte di gennaio siete voi, le vostre voci talentuose e un unico obiettivo: sfruttare le ore dell’alba del 28 gennaio 1985 per creare qualcosa che possa fare la differenza per una causa più che importante.

E’ in questo contesto, in questa incubatrice piena di stili, timbri, vibrazioni diverse che nasce il singolo che tutti conosciamo:

We are the World

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/We_Are_the_World

Il documentario “The greatest night in pop”

Su Netflix potete trovare i retroscena di questa nascita nel nuovissimo documentario di Bao Nguyen “The greatest night in pop”, un viaggio che racconta delle grandi personalità musicali che hanno prestato la loro voce a questa causa, ma racconta anche delle persone che, una volta varcata la porta dello studio di registrazione dove venne affisso il cartello “Check your ego at the door”, furono semplicemente esseri umani, prima che celebrità.

Il documentario è narrato da alcuni dei protagonisti del progetto USA for Africa, in primis dal grande Lionel Richie che, va sottolineato, non solo quella notte coordinò le grandi star musicali nel dare voce a We are the world, ma compose a quattro mani con il re del pop in persona, Michael Jackson, quello che è diventato un inno alla speranza.

L’idea originale fu quella di creare un progetto sulla falsariga del Band Aid, a cui diede vita, l’anno precedente, nel 1984, il britannico Bob Geldof per raccogliere fondi da devolvere in beneficenza per la fame in Africa. Il musicista statunitense Harry Belafonte, indignato per le condizioni precarie di alcune zone dell’Africa, decise di coinvolgere diversi artisti statunitensi, soprattutto afroamericani, per creare un brano, il cui ricavato sarebbe stato donato all’Etiopia. Grazie al coinvolgimento del manager Ken Krager e del produttore Quincy Jones, oltre ai due coautori Lionel Richie e Michael Jackson, We are the world prese forma nel giro di pochissimi giorni.

Il passo successivo fu quello di individuare i grandi talenti dell’epoca e riuscire a riunirli tutti in uno studio di registrazione: fu scelta la notte del 28 gennaio, di modo che molte celebrità musicali coinvolte nel progetto potessero recarsi in studio direttamente in seguito alla serata degli AMAs, gli American Music Awards, a cui la maggior parte di loro prese parte.

“The greatest night in pop” racconta diversi retroscena interessanti sulla scelta degli artisti; sul perchè, ad esempio, Prince non prese parte al progetto oppure sulla timidezza e il disagio di Bob Dylan nel registrare di fronte agli altri artisti, o ancora sul momento in cui si pensò di inserire nel brano alcune parole in lingua swahili, ma non si riuscì a trovare un punto di incontro.

USA For Africa – We Are The World (1985)

Al di là degli episodi imprevisti che hanno condizionato questo evento, We are the world ha avuto il successo sperato, ricevendo un enorme sostegno da parte del pubblico, oltre a qualche sana critica. Il brano ha cavalcato l’onda delle classifiche, ricavato dalle vendite oltre 100 milioni di dollari, devoluti interamente in beneficenza, e rimane ad oggi uno dei progetti di maggiore successo nella storia della musica.

-Beatrice

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