Altro martedì, altro appuntamento con la rubrica di Afroditelo sull’arte. Ho osservato con grande gioia l’emozione con cui è stata accolta questa rubrica sul nostro blog con il mio primo articolo su Luciano Civettini. Sono quindi felice di poterti parlare oggi di un altro artista trentino!
Oggi parliamo di La Chigi, artista originaria di Bassano del Grappa ma che vive e lavora a Trento, e capace di trasportarti, letteralmente, in un altro mondo attraverso le sue piccole, ma grandissime, opere.
La Chigi: tra ready-made e sogno
Penso che già dalla prima immagine tu ti possa essere fatto un’idea dello stile artistico che caratterizza La Chigi. Esatto, parliamo proprio di una tecnica che si ispira a Duchamp, al dadaismo e al ready-made.
La formazione pedagogico-letteraria dell’artista le permette di dare una grande attenzione alla comunicazione e alla capacità di mettere in pratica procedimenti e tecniche per la realizzazione di opere polimateriche, assemblaggi, oggetti e installazioni. L’interesse di La Chigi sta nello scarto e in quei materiali che possono essere riutilizzati e riciclati, attribuendo loro un nuovo significato in un processo di ri-significazione. Ecco quindi che delle semplici scatolette di pesce si trasformano in piccoli mondi che indagano l’essere umano nella difficile relazione con se stesso, la società e gli altri.
lo scarto si trasforma in un’occasione d’arte.
Questo lavoro di assemblaggio, di primo acchito, può sembrare semplice, ma non è affatto così. L’artista mi rivela infatti che dedica molto tempo a riflettere su tutti gli aspetti e a rifinire ogni minimo dettaglio (cosa che mi piace moltissimo, dato che, come sai benissimo, anche io sono molto attenta e minuziosa). Il segreto? Prima di procedere all’assemblaggio definitivo, l’artista lascia riposare e sedimentare il tutto per qualche giorno per poi procedere ad un’ultima e definitiva analisi.
L’uso di oggetti e materiali non artistici permette all’artista di operare uno scarto ironico e giocoso rispetto alla loro normale funzione, creando una dissonanza cognitiva alla quale l’osservatore è chiamato a rispondere, riflettendo e creando nuove associazioni di significato.
Questa creazione di scenari onirici e surreali si collega ad un altro interesse dell’artista che è quello per il movimento surrealista. Non solo: anche i titoli giocano un ruolo importante in quanto essi chiamano lo spettatore a partecipare attivamente all’analisi delle opere.
La casa, la pandemia, le scatolette di pesce…
Attualmente il tema di riflessione di La Chigi è la casa, ambiente che tutti noi abbiamo (ri)scoperto e conosciuto, anche troppo bene, nel corso del 2020 in seguito alla pandemia.
La quarantena ha chiuso porte, porti, frontiere.
La casa si è trasformata in un luogo sicuro, ma anche in una fortezza inespugnabile.
L’artista ha sentito il bisogno, se non addirittura il dovere, di aprire finestre nuove in modo da abbattere quelle pareti che, fisicamente e mentalmente, stavano soffocando lei e tutti noi. Voleva che tutti noi continuassimo a vivere e non a sopravvivere.
L’artista mi dice che da sempre colleziona e conserva biglietti di mostre, cartoline, oggettini e altre “carabattole” tra cui troviamo anche queste scatolette di latta che lei dice di aver conservato perché “non si sa mai a cosa possano servire”. Le scatolette di pesce, spesso scartate e buttate, diventano finestre sul mondo in grado di donare nuove visioni, permettendo all’osservatore di volare via, lontano. La loro forma, così particolare e strana, “tutto sommato risulta rassicurante ed accogliente, chiusa e allo stesso tempo aperta”, mi dice l’artista.
Ho deciso di dare loro nuovi spazi di vita.
Le ho liberate dalle loro catene e prigioni.
Best of: le migliori opere de La Chigi
Arriviamo ora però al pezzo forte: la presentazione delle opere a cui gli artisti intervistati sono più affezionati, quelle che ci tengono a far conoscere al pubblico, quelle che li rende fieri di essere artisti…

Controllo sociale. Resilienza.
Controllo sociale. Resilienza. rappresenta il nostro tentativo di resistere a ciò che stavamo – e stiamo – vivendo, rimanendo noi stessi. Secondo l’artista servono atti di resistenza, spesso intimi e responsabili, e atti di bellezza per restare umani.

Déjà-vu
Déjà-vu presenta una riflessione sul valore dell’arte nella nostra vita, sulla sua necessità per la sua capacità di farci comprendere il mondo e di darci una visione, traghettandoci oltre con consapevolezza. Déjà-vu perché l’arte parla a noi di noi
e di ciò che ci circonda.
Il tema viene trattato in maniera giocosa e surreale.
Quest’opera è una delle prime della serie Janas costituita da novanta installazioni con ready-made e oggetti. Queste sono state integralmente concepite e realizzate durante il periodo della quarantena nel tentativo di ripopolare il mondo improvvisamente reso deserto dall’arrivo del covid. Inoltre, l’opera è stata finalista al concorso internazionale “ArtKeys Prize”.

Dentro
Dentro è un omaggio ad una donna molto stimata da La Chigi che si chiama Barbara Garlaschelli, scrittrice italiana che, a 15 anni, ha perso l’uso delle gambe. L’opera accende i riflettori sul movimento interno in assenza di movimento esterno. Come scrive La Chigi: «il vero movimento – inteso come gioia di vivere e vitalità – è un moto dell’anima e dello spirito prima che del corpo. Esso si può conservare anche quando il corpo perde la sua
possibilità di movimento».
Quest’opera è stata pubblicata sullo special issue “Covid19” della No name collective Gallery (che ti consiglio di consultare se vuoi vedere altre bellissime opere realizzate da numerosi artisti di paesi diversi sul tema dell’arte ai tempi del covid-19).
Cos’è per te l’arte?
Per concludere l’intervista domando quindi a La Chigi cos’è per lei l’arte e cosa significa per lei essere un’artista e lei, citando Goethe, mi risponde che:
Non vi è alcun metodo più sicuro per evadere dal mondo che seguendo l’arte, e nessun metodo più sicuro di
unirsi al mondo che tramite l’arte.
Personalmente sono rimasta colpita fin da subito dalle opere di La Chigi. Dapprima sono rimasta impressionata dal loro aspetto ironico e, per certi aspetti, buffo. “Quest’artista crea l’arte nella scatolette”, ho pensato sorridendo.
Ancora di più sono rimasta colpita dalla profondità della sua ricerca. Ho adorato e ho pianto quando ho visto Dentro, l’ultima opera presentata oggi, per la sensibilità che ha nel trattare un tema così delicato (e ancora poco trattato) come è quello della disabilità. Per non parlare di Controllo sociale. Resilienza. che ci ricorda che anche i piccoli atti possono fare la differenza. Chi mi conosce sa che per me sono proprio le cose piccole, quelle più umili, a fare la differenza. Non servono grandi discorsi, bastano piccole e giuste parole.
È incredibile come un oggetto così piccolo, e spesso considerato inutile, come una scatoletta di latta possa raccontare storie così grandi, farti provare emozioni così forti e farti viaggiare così lontano.
Sono davvero felice di averti potuto parlare di quest’artista incredibile e sono estremamente grata a La Chigi per avermi dato l’occasione di raccontare la sua storia!
E anche per oggi abbiamo concluso. Spero davvero che l’articolo ti sia piaciuto! Se è così fammelo sapere con un commento, una mail o un messaggio sui nostri social. Mi fa sempre tanto piacere sapere cosa pensate di quello che scriviamo! 📬
Che dire… Buon m(arte)dì e buona settimana! ✨

Sito Internet https://la-chigi-art/home
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Instagram @la.chigi.art
Prima immagine fotografia di ©Giulia Broz
Immagini opere fotografie di ©Daniele Mosna
Altre immagini courtesy La Chigi
#sharalamore #sharalacultura
– MC
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