“Questi scritti quando verranno bruciati daranno finalmente un po’ di luce”.
Mi sono lasciata incuriosire e guidare da questa frase e così mi sono ritrovata dentro Palazzo Ducale a Venezia. Con lo sguardo ancora meravigliato dai dipinti di Tintoretto e Palma Il Giovane, mi sono immersa nell’imponente mostra di Anselm Kiefer nella Sala dello Scrutinio.
Anselm Kiefer è uno dei grandi protagonisti dell’arte contemporanea: pittore e scultore tedesco, nel fiore dei suoi settanta e passa anni, ha portato la sua arte in innumerevoli mostre e luoghi, dalla Biennale a Documenta. Le sue tele, per nulla semplici, affrontano tematiche complesse risvolverando angoli oscuri della storia, indagando il senso della memoria e del tempo, il rapporto con il sacro.
Le otto gigantesche tele del pittore tedesco a Palazzo Ducale compongono il Ciclo di Venezia e sono situate proprio dentro il luogo d’identità politica per eccellenza della città. Allo stesso tempo però ne oscurano temporaneamente un frammento della sua cultura. Le opere di Kiefer, infatti, per sei mesi, dal 26 marzo al 29 ottobre 2022, si sono letteralmente sovrapposte ai capolavori dei maestri veneziani nella Sala dello Scutinio.
Il Ciclo di Venezia dialoga perfettamente con le splendenti cornici del Palazzo e i dipinti del Cinquecento veneziano, ma mette in luce un contrasto profondo tra l’antico periodo d’oro della Serenissima e i paesaggi desolati nelle tele in cui la città emerge dalle fiamme come un relitto.
Non si può rimanere impassibili di fronte a queste opere con i loro nove metri di imponente altezza, anche per l’allestimento che abbraccia tutte le pareti della sala del Palazzo ducale in un approccio immersivo nella pittura di Kiefer.
Una scala verso l’alto, dei carrelli della spesa e delle scarpe appesi, una tomba vuota, paglia e metallo impiastricciati nella pasta densa del colore. La pittura di Kiefer è materica e si fonde con la realtà inglobandone oggetti, simboli, segni che hanno un forte potere evocativo. Materia che si trasforma in bagliore, in luce apocalittica e spirituale, in un’irrequietezza pulsante.
Il Ciclo di Venezia ripercorre la storia della Serenissima attraverso delle suggestioni dai toni altamente drammatici in cui il fuoco distruttivo, il silenzio di un campo sterile innevato, la desolazione di una sconfitta sono protagonisti.
Il lavoro di Kiefer infatti si radica in profondità nel pensiero del filosofo veneto Andrea Emo indagando il significato della storia in chiave esistenziale e nichilista. Il fuoco e la distruzione sembrano essere inevitabili, come tragicamente testimoniano i libri bruciati nella prima opera, la stessa che dà il titolo alla mostra: “Questi scritti quando verranno bruciati daranno finalmente un po’ di luce”.
Tra buio e luce
Kiefer, andando controcorrente rispetto all’aleggiare spettrale della Cancel culture, invitandoci a mettere il dito nella ferita ancora sanguinante della storia, in questo caso di Venezia, a riflettere e ad accogliere questa ferita.
Ma la distruzione non è di per sé una cosa negativa…rimane “finalmente un po’ di luce” per riscrivere una storia, migliore, per rinascere con una nuova consapevolezza, una nuova forza che prende linfa proprio da quella ferita.
È simbolico il fatto che oggi, il 13 dicembre, sia proprio la festa di Santa Lucia, martire cristiana di Siracusa della fine del terzo secolo, e nei paesi nordici è una celebrazione molto sentita in cui si celebra la luce come forte messaggio di fede e speranza alle porte dell’inverno.
Dei quadri di Kiefer mi ha colpito proprio la luce, nelle molteplici sfumature e significati che può avere, come segno di distruzione o scintilla di rinascita.
Tutte le foto sono state scattate da me e fanno parte di: Anselm Kiefer, Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (2020-2021). Su concessione di Gagosian e Fondazione Musei Civici Venezia.
-Chiara
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