Siamo tutt* carich* per una serata al karaoke? Quali sono le canzoni che non possono mancare? So che la prima a esservi venuta in mente è lei: Sere Nere di Tiziano Ferro! Oggi vi parlerò proprio di Tiziano: il cantautore italiano conosciuto da chiunque e che, piaccia o non piaccia, ha segnato e segna la scena del cantautorato italiano! L’11 novembre è uscito il suo nuovo album, Il mondo è nostro, ma partiamo con ordine.
Fin dalla pubblicazione del suo primo album Rosso Relativo, uscito nel 2001, ha cominciato a scalare le classifiche. Infatti, il singolo di debutto, Xdono, ha ottenuto il terzo posto nella classifica del 2022 dei singoli più venduti in Europa!
Ma, dietro al cantautore, c’è la persona. La sua storia la conoscono praticamente tutt*. Si è raccontato nei suoi due libri: Trent’anni e una chiacchierata con papà (2010) e L’amore è una cosa semplice (2012), e nel documentario di Amazon Prime Video che porta il suo nome. Io, da “vera fan”, ho letto entrambi i libri e guardato il documentario, e devo dire che tutto ciò me l’ha fatto apprezzare ancora di più. È vero che ci si dovrebbe concentrare sull’artista, ma ritengo altrettanto importante ricordare che ogni artista è anche una persona, e lui ha avuto, e ha, sicuramente molto da raccontare!
Di tutti i brani dell’artista alcuni hanno sicuramente segnato la scena musicale più di altri. Dalle già citate Sere nere e Xdono, alle storiche Rosso Relativo, Alla mia età, Ti scatterò una foto, Non me lo so spiegare, 111, fino alle meno storiche Potremmo ritornare, Il mestiere della vita, Accetto miracoli e In mezzo a questo inverno. Ma, oltre a queste perle che vi consiglio vivamente di ascoltare, ce n’è un’altra che merita sicuramente una possibilità: Per dirti ciao!, forza, ascoltatela!
Ma torniamo al vero scopo di questo articolo: Il mondo è nostro, l’ottavo disco di Tiziano. L’ho ascoltato due volte, e si sta rilevando come una sorta di “rinascita” che ricorda un po’ i ritmi dei primi lavori. Con il passare del tempo l’artista è cresciuto, ha scoperto sé stesso, ha intrapreso un percorso che l’ha portato fino a questo disco, ricco di felicità e amore.
Però le mie parole non sono sufficienti per descrivere questo nuovo disco e i suoi punti di forza. Per questo, corre in mio aiuto Giulia, fan dell’artista, che ci manda un fantastico #afroditecelo. Quando ho letto le parole di Giulia le ho detto “hai descritto queste canzoni in modo fantastico, non avrei saputo trovare le parole che hai trovato te”. Quindi…vi lascio alle sue parole.
#AFRODITECELO: Tiziano Ferro e l’urgenza nei brani di “Il mondo è nostro”
#Afroditecelo: Tiziano Ferro e l’urgenza nei brani di “Il mondo è nostro”
Urgenza.
Questa è la parola che mi è stata suggerita dall’ascolto di questo disco, giovedì notte, rigorosamente al buio e con le cuffie, come da quindici anni a questa parte.
L’urgenza è la messaggera di questo disco, ed è lei che ha portato Tiziano a scrivere La prima festa del papà. È una canzone che parla di gratitudine e di quel sogno, la paternità, che purtroppo nel nostro paese – per le coppie dello stesso sesso ma non solo – è ancora lontano dall’essere esaudito. Canta infatti Tiziano: “Neanche ti sognavo perché ti negavano a chi è come me”. E ancora: “Figli miei sono nato in un mondo che distrusse quel sogno a metà. Ma i miracoli non puoi fermarli, come la mia prima festa del papà”.
Urgenza di raccontare, senza maschere e filtri, il tema della salute mentale. Addio mio amore è una lettera sfacciatamente sincera e indirizzata alla depressione: “eri così bella agli occhi miei di ieri”. È un brano di addio alla malattia ma non mancano pensieri e riflessioni che rimandano al periodo di convivenza con la depressione: “Me lo sono domandato sempre amore mio, lo domando ancora a te ma mi nascondo. Era il 1980, perché cazzo di motivo Dio, perché mi hai messo al mondo? […] Ho sognato un altro giorno intero che la vita era un’altra cosa, si rideva, si voleva… Ma io non c’ero”. Con una ritmica che va in controtendenza con le sfumature del testo Addio mio amore è sicuramente uno dei brani più importanti del disco.
Canzone molto significativa che ancora una volta è accompagnata da una certa urgenza è Quando io ho perso te, lettera che il Tiziano di quarant’anni scrive al Tiziano di venti: “non capivo, non capivo, non respiravo, malato d’amore troppo raro […] E ho cancellato te che guardavi in silenzio i colpi che prendevo e li ti ho perso. L’ultimo ricordo di un “ti voglio troppo bene” sa di carta ruvida, di pagina di diario e lo sognavo, ci speravo, ti adoravo ma volevo solo morire da solo…”.
Per concludere, una menzione speciale a due brani, Mi rimani tu: “Ho in tasca una preghiera col tuo nome, bruciata agli angoli da anni di dolore. Tu nascevi, io pure. Quando tutti quanti, tutti quanti vanno via mi rimani tu” e A parlare da zero “Ma tu mi insegni a contare davvero e a parlare da zero”, dedicate ai figli, Margherita e Andres.
(#Afroditecelo a cura di Giulia Padedda)

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– Francesca
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