Cari amici amanti dell’arte e degli animali, eccoci tornati con ANIMARTE, la rubrica in collaborazione con Vet’s Pills.
Dopo la tempesta nella foresta di Russeau, oggi vi porterò dentro un paesaggio totalmente agli antipodi: i pascoli sereni e bucolici di Giovanni Segantini.
Per la precisione questo: Pascoli di primavera. Stavolta nessuna tigre in agguato: una mucca pascola con il suo vitellino.
Prima di leggere sotto, soffermatevi a guardarlo un po’.
Ma chi era Giovanni Segantini? Se non lo conoscete, ve lo introduco brevemente.
Nato da una famiglia povera, orfano all’età di 5 anni e analfabeta, Giovanni Segantini, l’uomo che state vedendo in foto, ha davvero vissuto un’infanzia e adolescenza travagliata che, nonostante tutto, non gli ha impedito di diventare uno dei massimi esponenti del divisionismo italiano.
Nasce in Trentino, ad Arco, nel 1858 e per gran parte della sua vita sarà apolide, spostandosi tra la Brianza e la Svizzera dove muore nel 1899.
Il divisionismo
Il divisionismo, se vi state chiedendo cosa sia, è una corrente pittorica che si basa sull’accostamento sulla tela di singole pennellate di colori puri. Il movimento nasce nel 1891 quando le prime opere vengono esposte alla Triennale di Brera.
Segantini, desrivendo il suo stile pittorico in un suo articolo, nel 1891 scrive:
«…e incomincio a tempestare la mia tela di pennellate sottili, secche e grasse, lasciandovi sempre fra una pennellata e l’altra uno spazio interstizio che riempisco coi colori complementari, possibilmente quando il colore fondamentale è ancora fresco, acciocché il dipinto resti più fuso. Il mescolare i colori sulla tavolozza è una strada che conduce verso il nero; più puri saranno i colori che getteremo sulla tela, meglio condurremo il nostro dipinto verso la luce, l’aria e la verità»
GIovanni segantini
Pascoli di primavera
La luce, l’aria e la verità, in Pascoli di Primavera diventano quasi tangibili. Questo è stato, tra i suoi dipinti, uno dei più amati dal pittore e, realizzato tre anni prima della morte, sintetizza in modo straordinario la sua poetica.
La vita agreste, i paesaggi alpini, uomini che vivono e lavorano a contatto con la terra e gli animali, i pascoli: questi sono i soggetti principali della sua pittura. La natura e il rapporto con l’uomo ne è al centro. Segantini racchiude nelle opere un rapporto intimo con la natura, silenzioso e rispettoso. Un legame fatto di gesti umili e semplici in cui la terra diventa la vera protagonista. La presenza umana via via diminuisce sempre più dalle sue opere, come si nota in Pascoli di primavera.
Il soggetto della scena è un tranquillo paesaggio alpestre. Segantini si trova in Svizzera, per la precisione in Maloja, dove si era trasferito nel 1894 per poter ritirarsi meglio nella meditazione e coltivare il proprio misticismo circondato dalla maestà delle Alpi incontaminate.
In Pascoli di primavera si possono scorgere due donne sullo sfondo, una delle quali sta lavorando mentre l’altra, a malapena riconoscibile, sembra diventare parte del paesaggio.
Le pennellate luminose di Segantini rendono questa scena molto intima e lirica pur nella sua semplicità. È nella vera rappresentazione della realtà e nell’attenzione ai colori e alle forme che Segantini trova la bellezza.
Sono le alpi svizzere, il cielo, l’erba, le nuvole i veri soggetti del dipinto. Ma più di tutti lo è la mucca con il suo vitello. Questo animale richiama quella placida serenità e la pazienza che tanto era cara a Segantini anche lungo il suo percorso nel tentativo di “ruminare” il vero e la bellezza presente nella natura.
Il godimento della vita sta nel sapere amare, nel fondo dogni opera buona c’è l’amore.
Giovanni segantini da Lettera a Vittore Grubicy
Ora passo la parola agli amici di Vet’s Pills che sul loro sito vi parleranno più approfonditamente della mucca!
E voi che relazione avete con la vita contadina? Qual è il vostro elemento naturale, la natura selvaggia o la città con i suoi comfort ? Scrivetelo nei commenti!
Alla prossima 🙂
-Chiara
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